Milano come il G8: lancio dell'estintore agli agenti

Durante il corteo contro il ddl scuola un giovane ripete il gesto che a Genova costò la vita a Giuliani

Milano come il G8: lancio dell'estintore agli agenti

MilanoL'ironia spontanea della vernice rosa spruzzata poco prima con quell'estintore contro gli scudi della polizia non smorza la tensione provocata dal gesto, riportando immediatamente a galla ricordi mai sopiti insieme a tutta la loro drammaticità. Il ragazzo che ieri mattina, a due passi da Palazzo Lombardia, dopo aver imbrattato la polizia in schieramento antisommossa durante una manifestazione dei collettivi studenteschi contro il governo, l'istruzione e l'Expo, ha alzato con entrambe le mani, dietro la testa l'estintore pieno di vernice per scagliarlo contro gli agenti, non poteva che diventare l'emulo del genovese Carlo Giuliani. Quel movimento, quell'azione allora istintiva e scellerata, si è cristallizzata nel tempo come il simbolo di qualcosa che non doveva ripetersi più.

Allora era il 2001, Genova, il G8, con tutte le sue enormità ideologiche, gli entusiasmi, ma anche la violenza, le tute bianche, i Black Bloc, la Diaz e i madornali errori nella gestione dell'ordine pubblico; ieri era la Milano pre-Expo, con tutte le sue calcolate tensioni, le manifestazioni circoscritte, poco d'imprevisto e quasi nulla d'imprevedibile.

Eppure quel gesto, in una manciata di secondi, ha avuto il potere di rispedirci indietro di 14 anni. Come se chi lo ha inscenato non sapesse (o forse lo sapeva benissimo) con quale folle velocità funziona, quando è innescata, la miccia dell'odio. E non conoscesse la breve vita dell'anarchico genovese Carlo Giuliani, un 23enne ucciso il 20 luglio 2001 a Genova, in piazza Alimonda da un carabiniere ausiliario, impaurito per quell'estintore alzato al cielo che il ragazzo con il passamontagna proiettava verso di lui. Una vita spezzata, un'altra segnata per sempre, il dolore infinito che scaturisce da quel che si poteva veramente evitare.

L'ideologia da due soldi unita alla stupidità possono creare mostri. Bombe a orologeria capaci di mettere in atto azioni senza ritorno. La tensione scaturita dal corteo milanese di ieri non era esattamente di quelle che si tagliano con il coltello: in passato si è visto molto di peggio sotto la Madonnina. Eppure, alzando quell'estintore, qualcuno ha caricato di caricare di aspettative drammatiche il futuro che attende questa città con l'Esposizione universale. Le riunioni organizzative si susseguono da mesi senza sosta, la pianificazione è ai massimi livelli per una manifestazione che potrebbe offrire a Milano e al Paese forse l'ultima occasione per uscire dalla crisi.

Contro Expo non cessano però i cortei, le manifestazioni e le tensioni create dai centri sociali e dagli anarchici a Milano. Gesti che, insensati come quello di ieri, sono destinati ad acquistare la valenza di una profezia del terrore. Ormai qualsiasi forma di protesta infatti si lega all'Esposizione universale quasi come se, anziché aiutare l'economia, costituisse una maledizione: le uova marce gettate contro l'Expo Gate facevano sorridere.

Anche la vernice spruzzata contro i poliziotti potevamo lasciarla correre. Ma quando quell'estintore è stato alzato al cielo, il cartello affisso su una banca con la scritta «Ci vediamo il 30 aprile No Expo» adesso fa paura.

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