Milano pronta all'invasione: ecco 88 milioni per i migranti

Sono i costi di affidamento dei servizi di accoglienza e assistenza ai richiedenti asilo per i prossimi due anni

Milano pronta all'invasione: ecco 88 milioni per i migranti

Una pioggia di milioni per l'accoglienza dei migranti. Solo in provincia di Milano 88 in 2 anni secondo la Regione Lombardia; meno per la Prefettura, ma l'ordine di grandezza viaggia comunque sulle decine di milioni l'anno, nonostante l'attenuazione dei fenomeni migratori.

Sono i costi di affidamento dei servizi di «accoglienza e assistenza dei cittadini stranieri richiedenti protezione internazionale». Ed è l'assessore regionale Riccardo De Corato che è andato a studiare i documenti nel portale della Prefettura ambrosiana, atti che coprono un biennio iniziato a maggio 2019. L'assessore riporta un «decreto a contrarre» firmato a Milano il 4 febbraio, nel quale fra l'altro si legge che «in considerazione dell'afflusso decrescente di richiedenti asilo sul territorio provinciale» si è ritenuto di «limitare il bisogno di posti da reperire tramite le procedure di gara ad un numero stimato di presenze per il corrente anno complessivamente pari a 2.900 posti». Un ulteriore documento citato dall'assessorato - un avviso pubblico esplorativo di giugno - attesta che «il numero di posti di accoglienza offerti dai partecipanti alle gare» risulta inferiore «al fabbisogno stimato». E la minore offerta di posti di accoglienza risulta solo «parzialmente compensata» dalla riduzione dei migranti che si è verificata a Milano nell'ultimo trimestre. «Vengono quindi previsti ulteriori 300 posti». Con i 270 della struttura di via dell'Aquila, il totale calcolato dalla Regione ammonta a 3.470 richiedenti asilo.

L'ufficio territoriale del governo, per la Regione, ha stimato i costi spalmandoli su tre bandi di gara. Uno riguarda i centri di accoglienza costituiti da «singole unità abitative sino a 50 posti complessivi», un altro riguarda centri collettivi con di accoglienza con capacità recettiva massima di 50 posti, e un altro concerne servizi di gestione di centri di accoglienza con capacità recettiva compresa fra 51 e 300 posti. Il valore stimato dei tre bandi è: 19.897.013 euro, 16.371.425 euro e 51.770.202 euro. Totale 88 milioni e 38.640 euro. E vengono prodotti tre avvisi di aggiudicazione: uno da 750 posti per le unità abitative, uno da 500 posti per centri fino a 50 posti e uno da 1.650 posti per centri fino a 300 posti. Gli affidatari sono onlus, raggruppamenti di imprese costituende, coop, associazioni culturali.

Dalla prefettura - interpellata - si limitano a far sapere che la stima previsionale per il 2020 (quindi per un solo anno) non supera i 20 milioni. Raddoppiando il periodo, si arriverebbe a 40 circa. Qualcuno ipotizza che la discrepanza possa derivare dal ruolo di capofila che la Prefettura milanese esercita in Lombardia, ma dall'assessorato confermano i dati, inoltre gli avvisi di aggiudicazione (compresi quelli che riguardano il periodo estivo e via Aquila) si riferiscono tutti al territorio metropolitano milanese. È chiaro comunque che l'obiettivo polemico della Regione non è la Prefettura del capoluogo, quanto il governo, che si starebbe apprestando a riaprire le porte con tutto «l'indotto» che segue. «Mi pare una spesa fuori dai limiti - commenta De Corato, esponente di FdI, già in parlamento per cinque legislature - Gli arrivi di migranti stanno diminuendo, da quello che riusciamo a capire siamo a numeri inferiori rispetto agli anni d'oro di Renzi, per cui non si capisce il perché di una spesa di tale entità: 88 milioni fino al 2021 significa prevedere nuovi sbarchi e arrivi, superiori non solo a quelli di allora ma anche agli attuali. È difficile da comprendere una cifra così considerevole, ma anche se fossero 20 milioni all'anno non si capirebbe, vista la situazione che vede i migranti diminuire anche in virtù dell'accordo di Malta, che ora dicono che funzioni. Potrebbero essere migranti di ritorno dall'Europa? Ma allora dovrebbero vedersi».

Le novità milanesi, inoltre, seguono quelle di fine estate sulla (ri)attivazione

dei Cas e delle strutture chiuse dai decreti dell'allora ministro dell'Interno Matteo Salvini. Fra Mineo, Borgo Mezzanone, Castelnuovo di Porto e altri centri si parlava di 150 milioni almeno. Conteggiati come spesa preventiva.

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