Milano tra Al Qaeda e Califfato Le due generazioni di terroristi

Una rete di vecchi e nuovi jihadisti. Il rischio cani sciolti

Milano tra Al Qaeda e Califfato Le due generazioni di terroristi

Milano Spesso si tratta di semplice irrequietezza giovanile, canalizzata verso il «male» dai soliti cattivi maestri. Ancora più di frequente ha origine dal fatto di sentirsi dei disadattati, delle vere e proprie nullità isolate, in un mondo nel quale si è disposti anche a morire pur di sentirsi qualcuno, apparire in un video che verrà postato su YouTube e ottenere una manciata di minuti di notorietà. I casi milanesi e lombardi confermano che i cani sciolti, o lone wolf, sanno muoversi piuttosto bene sul dark web (la navigazione online in anonimato) per non farsi scoprire e sono molto veloci nel chiudere i loro profili Facebook quando tira una brutta aria.

In Francia la douanne (la dogana, equivalente alla nostra guardia di finanza) nel 2015 ha incrementato di oltre il 40 per cento il sequestro di armi messe in vendita proprio sul dark web. E se i giovani jidaisti di casa nostra cominciassero a organizzarsi in tal senso, diventando molto abili online, molto più di quanto non lo siano ora, cosa accadrebbe?

Su un fatto gli investigatori sono tutti d'accordo. Stanno combattendo due generazioni di terroristi islamici. Quella vecchia, molto organizzata e con legami fraterni e alla quale appartengono personaggi come il tunisino Moez Ben Abdelkader Fezzani (nome di battaglia Abu Nassim) punto di riferimento milanese della «Casa dei tunisini», il covo dei combattenti di Al Qaeda diretti verso il Medio Oriente e ora uno dei capi dell'esercito del Califfo in Libia nonché uno dei possibili collegamenti con l'area milanese; o il marocchino Said Cherif (ora espulso, fa la guida turistica ma sembra non aver abbandonato la jihad, ndr) che, dal carcere dove era rinchiuso per terrorismo, nel 2011 ha contattato il reclutatore della moschea di viale Jenner Mullah Fuad arrestato un anno fa dalla Procura di Bari; ma anche nomi come Khalil Guentouri, anche lui originario del Marocco, storica figura lombarda, molto conosciuto sempre in viale Jenner ma anche a Varese ed espulso nel gennaio 2015.

Poi c'è la nuova generazione di terroristi, determinata ma con pochissimi strumenti. Ad essa appartengono personaggi come Aderrahman Khachia, l'aspirante pizzaiolo residente nel Varesotto e tifoso dell'Inter che sognava di farsi esplodere, Aftab Farooq, il magazziniere pakistano di Vaprio d'Adda (Milano) espulso il primo agosto di quest'anno o Anas el-Abboubi, il rapper bresciano radicalizzatosi durante l'adolescenza e che dopo essere stato arrestato e rilasciato è partito per la Siria senza lasciare tracce.

«Quando la vecchia e la nuova generazione riusciranno a dialogare, il contrasto sarà molto più difficoltoso - spiegano i nostri investigatori -.

Sarebbe molto più utile, proprio a livello investigativo e di sicurezza, se per ogni terrorista fosse assicurata sempre l'espulsione dei familiari e degli amici. Questo indurrebbe la comunità islamica a denunciare le teste calde».

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