Minacce di morte in rete: adesso Poletti jr. querela

Piovono insulti dopo la notizia dei finanziamenti al suo settimanale. Lui accusa: leoni da tastiera

La rabbia per le frasi del ministro Poletti sui giovani che emigrano (i certi casi «è meglio che stiano dove sono» così l'Italia non li avrà più «tra i piedi»), con l'aggiunta della notizia che suo figlio Manuel dirige un giornale delle coop finanziato da Palazzo Chigi (520mila euro in tre anni) si è trasformata in puro odio sul web. Il profilo Facebook di Poletti jr è bersagliato da ingiurie, minacce e insulti violenti. «Figlio del bovaro di Renzi, quel boia di tuo padre spacciatore di voucher, vai a morire ammazzato panzone figlio di panzone e cog...», a corredo del post (con quattro «mi piace»), la foto di Mussolini a testa in giù a piazzale Loreto. Altro contributo, apprezzato da diversi like, sulla bacheca del figlio del ministro del Lavoro: «Ma tu con un padre simile non senti il bisogno di sputarti in faccia almeno una dozzina di volte al giorno....sei un miserabile tu e tuo padre». O anche: «A zappare!!! Senza papino non vali nulla». Un utente propone un tribunale di piazza: «Manuel Poletti andrebbe processato dal popolo italiano nella pubblica piazza (fosse per me lo sbatterei in galera per almeno 10 anni)». Un altro invita la famiglia Poletti ad unirsi agli espatriati: «Che pezzo di animale disgustoso questo essere vivente ..... tu dovresti togliere il disturbo ed emigrare assieme al tuo pappone e non farvi più vedere».

Il figlio di Poletti (che l'Huffington Post ribattezza «Manuel copia e incolla» accusandolo di aver copiato ampi stralci di articoli di Repubblica nei suoi pezzi) si è difeso nelle interviste («Io privilegiato? Non direi proprio. Lavoro part time come direttore di un settimanale e guadagno 1.800 euro al mese. Siamo una cooperativa, nel 2015 ci siamo tagliati gli stipendi per non lasciare a casa nessuno»), e anche sui social risponde alle critiche di chi lo considera un «raccomandato» con lo stipendio assicurato dai fondi pubblici, ma l'effetto è di scatenare l'ira di chi già voleva insultarlo. Succede appena Poletti jr scrive questo post: «Un abbraccio affettuoso a tutti i leoni da tastiera e agli sputa sentenze da talk show, non cambierete il mio modo di lavorare con passione e di vivere con serenità». Segue pioggia di commenti, il più gentile dei quali è: «Stai zitto raccomandato». Molti si presentano come precari, o emigrati in cerca di un lavoro, gli italiani offesi dalle parole del ministro. «Vieni a farti il c... all'estero come me...poi potrai parlare» consiglia al Poletti jr un commentatore.

La quantità e la violenza dei commenti, arrivati anche via mail agli indirizzi del giornale che dirige e della coop che presiede, ha spinto Manuel Poletti a presentare una denuncia ai Carabinieri di Faenza - che hanno aperto un'indagine - «a seguito di pesanti offese ed alcune minacce di morte giunte tramite social network (Facebook in particolare) e via mail contro la mia persona e l'azienda che rappresento, la cooperativa Media Romagna di Ravenna».

A difesa di Poletti si schiera il successore del padre alla presidente il presidente di Legacoop Emilia Romagna, Giovanni Monti: «Una vergognosa campagna denigratoria condita da minacce e insulti». Il clima resta teso. Sui muri della sede bolognese di Legacoop, associazione guidata per dieci anni dall'attuale ministro del Lavoro, è comparsa questa scritta: «Poletti oggi maiale, domani prosciutto».

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