Ora che con le violenze di strada e le azioni para-terroristiche sta emergendo il vero volto del movimento no vax, cavalcarlo politicamente diventa un filo più difficile, perché si rischia di disgustare l'elettorato.
Così, in molte aree della politica italiana si assiste a precarie arrampicate sugli specchi, imbarazzanti capriole, folgoranti conversioni. L'esempio più esilarante sono i Cinque stelle: primi paladini del no ai vaccini e delle correlate e paranoidi tesi complottiste (l'ex - per fortuna - ministro della Giustizia Bonafede si fece largo nel Movimento patrocinando da avvocato cause in cui sosteneva che i vaccini provocano l'autismo, per esempio), ora ne sono diventati fieri sostenitori. E quindi sono finiti nel mirino delle bande no vax come traditori della causa, con ministri come Luigi Di Maio bersagliati da minacce: «Infame da giustiziare»; «è necessario il piombo»; «devi crepare», si legge contro di lui sui social. Lui reagisce: «Si sta superando ogni limite. Questa escalation preoccupante non fermerà la campagna di vaccinazione». E i suoi compagni di partito, gli stessi che fino a pochi mesi fa flirtavano con i no vax e ne avallavano i deliri, ora denunciano il «clima di violenza inaccettabile» e condannano chi lo «fomenta strumentalizzandolo politicamente». Persino Virginia Raggi ieri ha dovuto esprimergli indignata solidarietà, nonostante la sua campagna elettorale a Roma sia finita ripetutamente nei guai per le ambiguità no vax: lei ha orgogliosamente detto di non essersi vaccinata, e la cena elettorale in suo onore organizzata ieri sera in un locale di Ostia (cui era invitato anche Giuseppe Conte) non prevedeva l'uso di green pass.
A destra, tra Lega e Fratelli d'Italia, c'è da mesi una gara a chi strizza meglio l'occhio ai no vax. Leghisti di spicco come Siri e Pillon sono scesi in piazza con i no green pass, insieme a Fdi. Giorgia Meloni ha appena denunciato via social che il poliziotto Candido Avezzù, morto di Covid per aver rifiutato il vaccino (come racconta la moglie) e forse infettato allo hotspot di Taranto, avrebbe «pagato con la vita l'indisciplinata gestione dell'accoglienza». Colpa dei migranti, insomma, e non del suo rifiuto di immunizzarsi. Mentre il leghista Claudio Borghi, senza che Salvini lo richiami all'ordine, continua a diffondere assiduamente pericolose fake news su improbabili «effetti collaterali» dei vaccini.
Ad aver tenuto una linea coerentemente pro-vaccinazioni sono in pochi, nel panorama politico italiano: a sinistra il Pd (e naturalmente Italia viva, Azione e +Europa), a destra Forza Italia. Ieri nel mirino della rappresaglia violenta dei novax è finita anche l'azzurra Licia Ronzulli, bersagliata da insulti e minacce: «Questi fanatici vanno fermati», denuncia. Il Pd ha però anch'esso un grosso problema in casa, e si chiama Cgil, e in particolare Maurizio Landini. Il capo del principale sindacato, infatti, ha capeggiato la guerriglia contro il green pass nei posti di lavoro e nelle mense aziendali, gridando alla «discriminazione» e denunciando la «logica punitiva e sanzionatoria» contro chi rifiuta di proteggere sé stesso e i propri compagni di lavoro vaccinandosi. Landini ovviamente giura e spergiura di non essere no vax, ma è a quella platea che strizza vistosamente l'occhio, mentre i sindacati della scuola aizzano la protesta dei prof anti-vaccini che mettono a rischio la ripresa scolastica.
E in pochi, in un Pd che non si stanca di denunciare le posizioni filo-no vax di Salvini e Meloni, hanno avuto il coraggio di condannare le medesime posizioni della Cgil. Ora che il movimento no vax mostra il suo vero volto squadristico, si spera che anche la Cgil, insieme a Lega e Fdi, riesca a prenderne le distanze.
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