Il ministro sfida i pm: "È una vergogna non ci fermeranno"

Salvini davanti al popolo leghista. E sull'aiuto della Cei: «Hanno aperto cuori e portafogli»

Il ministro sfida i pm: "È una vergogna non ci fermeranno"

«Sono sudato come una bestia, ma un ministro indagato ha il diritto di essere sudato». Un tendone bianco a Pinzolo, ai piedi di Madonna di Campiglio, e sotto un affannato Matteo Salvini. Il ministro dell'Interno commenta a caldo la notizia di essere sotto inchiesta per la drammatica vicenda della nave Diciotti.

Le accuse sono pesanti: sequestro di persona, arresto illegale e abuso d'ufficio. E i toni sarcastici non bastano ad attenuare il livello dello scontro, che rimane altissimo. Salvini mantiene e anzi amplifica le dichiarazioni pesanti nei confronti dei giudici che l'hanno già accusato formalmente di interferire nelle indagini, sia per bocca di esponenti del Consiglio superiore della magistratura che dell'Associazione nazionale magistrati. Va all'attacco del pm siciliano reo di averlo iscritto nel registro degli indagati. «Il procuratore di Agrigento lo aspetto con il sorriso a Pinzolo. Aspetto un procuratore che invece di indagare un ministro indaghi i trafficanti di essere umani e spero che mi stia guardando. Essere indagato per difendere i diritti degli italiani è una vergogna». Poi, si rivolge a un fan presente al comizio: «Vieni da Enna? Salutami i giudici di Agrigento, va'».

La spavalderia non è stata una scelta dell'ultim'ora. «Venite ad arrestarmi, vi aspetto a braccia aperte» era stata la sfida. Dichiarazioni di soddisfazione, forse contando sulla prospettiva di essere considerato una specie di martire della lotta all'immigrazione: «Le denunce per me sono medaglie al valore». Racconta di essere arrivato a quota 70, «da associazioni Rom, dalle Ong e anche da un'associazione gay».

Quanto all'inchiesta, ostenta indifferenza. «Se vogliono indagarmi mi indaghino anche per questo», ma «è difficile fermarci». Aggiunge un paragone ardito con quanto è avvenuto e sta avvenendo a Genova: «Possono arrestare me ma non la voglia di 60 milioni di italiani. È incredibile vivere in un Paese dove dieci giorni fa è crollato un ponte sotto il quale sono morte 43 persone dove non c'è un indagato e indagano un ministro che salvaguardia la sicurezza di questo Paese. È una vergogna».

La vicenda dei profughi rimasti fermi sulla Diciotti si è sbloccata anche grazie all'intervento della Chiesa italiana. «Se fossero state bestie, sarebbe intervenuta la protezione animali» aveva detto nel pomeriggio il cardinale Francesco Montenegro, vescovo di Agrigento e presidente di Caritas italiana. La Cei, la Conferenza dei vescovi italiani, ha annunciato che si farà carico di cento persone delle 150 rimaste a bordo, mentre gli altri profughi saranno accolti in Albania e in Irlanda.

«Gran parte dei migranti della Diciotti saranno ospitati dalla Chiesa italiana, dai vescovi che hanno aperto le porte, i cuori e il portafogli» è il ringraziamento un po' ruvido arrivato dal ministro dell'Interno, che ha annunciato così l'atteso via libera a risolvere la crisi che ha paralizzato l'Italia e scosso l'Europa. Profughi e migranti toccheranno terra. Ma Salvini non sembra deciso a cambiare rotta per il futuro: «La prossima nave può fare marcia indietro e tornare».

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