Politica

Il miracolo del Milite ignoto. Politici unanimi

Può esserci un momento in cui il Parlamento è più avanti nei sentimenti patriottici rispetto a certi dibattiti a sinistra che presentano ancora la parata del 2 Giugno come un tributo al militarismo

Il miracolo del Milite ignoto. Politici unanimi

Può esserci un momento in cui il Parlamento è più avanti nei sentimenti patriottici rispetto a certi dibattiti a sinistra che presentano ancora la parata del 2 Giugno come un tributo al militarismo. Alla Camera si è registrato un piccolo miracolo politico con l'approvazione unanime (471 voti) alla mozione sulle celebrazioni del centenario della traslazione del Milite ignoto. Nessuna voce contraria, nessuna provocazione, nessuna scivolata ultra pacifista per delegittimare il fantaccino caduto nella Prima guerra mondiale e sepolto nell'Altare della Patria a Roma il 4 novembre 1921, a ricordo di tutti i soldati dispersi nel conflitto. Cento anni fa il clima politico era ben diverso sulla questione del ricordo collettivo: i socialisti denunciarono una speculazione guerrafondaia, i repubblicani protestarono contro la cerimonia e gli anarchici parlarono di «oltraggio» alla cittadinanza.

Nell'Italia segnata dalla Grande guerra e dal difficoltoso rientro alla vita civile di milioni di soldati, il Parlamento della morente democrazia liberale varò le celebrazioni all'unanimità, ma senza dibattito parlamentare per non riaprire le ferite tra neutralisti e interventisti. Lo ha ricordato in aula un deputato grillino, Gianluca Rizzo, orgoglioso di avere partecipato a un confronto in aula che un secolo fa venne negato agli eletti.

Tra gli innumerevoli effetti del governo Draghi, inteso come espressione di un fronte di rinascita nazionale dopo il Covid, c'è anche la riabilitazione finale del Milite ignoto, che nel 1922 fu trasformato in simbolo fascista dalla nascente dittatura mussoliniana.

Cento anni sono forse il tempo giusto per riportare la storia nel proprio alveo naturale senza ridurla a propaganda per le misere beghe politiche di giornata. Il prossimo 4 novembre l'Italia ricorderà il suo muto eroe sconosciuto e tutte le famiglie che persero padri, figli e fratelli nel più bestiale conflitto dell'era moderna. Benvenuti anche a quei parlamentari Cinque Stelle, come D'Uva e Aresta, che hanno saputo archiviare un lessico triviale anti sistema per elevare il Milite ignoto a «simbolo della memoria condivisa che rilancia i valori».

C'è un'Italia coerente e patriottica che in cento anni ha sempre rispettato i veri simboli nazionali anche quando era più conveniente accodarsi a pulsioni anti borghesi e anti nazionalistiche che andavano per la maggiore. È la stessa Italia che si rialza dalla pandemia, paragonata a una guerra per i suoi effetti devastanti.

E quando si esce da un conflitto, il ricordo dei caduti resta sempre il primo passo per non ripetere errori ed orrori del passato.

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