Il miracolo spezzato di Edoardo: il corpo della mamma tra le macerie

Lo strazio di Giampaolo: «Stringevo la mano di mia moglie, poi il nulla»

Il miracolo spezzato di Edoardo: il corpo della mamma tra le macerie

Edoardo è disteso sulla barella. Un cappellino lo protegge dal freddo, ma lui sembra a suo agio e racconta in due parole quel che è successo: «Noi tre bambini eravamo andati a giocare a biliardo». Così quando l'hotel è franato, i tre ragazzini si sono ritrovati da soli: Edoardo, Samuel e Ludovica, sei anni appena compiuti cantando una canzoncina di Elsa dal film Frozen, ce l'hanno fatta. Così pure Gianfilippo, fratello di Ludovica, e la loro madre Adriana, rannicchiati a pochi metri di distanza. Una storia meravigliosa, quasi una favola, ma purtroppo il lieto fine è selettivo. A suo modo capriccioso. E amputa la felicità di chi in un modo o nell'altro è uscito fuori dall'antro che lo aveva ingoiato.

È un flash di agenzia a spegnere il sogno. Una delle vittime viene identificata. È Nadia Acconciamessa, la mamma di Edoardo, e pure il padre Sebastiano Di Carlo è introvabile. Aspettavano come tutti la partenza, lo spazzaneve che avrebbe liberato la strada. Chissà. Il conto. Un caffè volante. Due chiacchiere, quel che fanno tutti prima di intraprendere un viaggio fra un sorriso e un ciao ciao, intanto i più piccoli si scatenano e ingannano l'attesa in un locale che si rivela un guscio provvidenziale. Dove i piccoli trovano addirittura alcune confezioni di nutella.

Istantanee di vita e di morte. Pochi metri che separano destini. Chi aveva indossato il giaccone ha avuto una chance in più, come chi si è ritrovato fra le mani mezza bottiglietta d'acqua. Altri sono stati meno fortunati.

Giampaolo Matrone viene tirato su nella notte fra venerdì e sabato. Ha solo 34 anni dovrebbe festeggiare, invece srotola un racconto straziante. La moglie, Valentina Cicioni, 32 anni, è rimasta giù: «Le stringevo la mano e le parlavo per tenerla sveglia perché volevo che rimanesse sempre vigile. La chiamavo, poi a un certo punto non l'ho sentita più e ho capito che mi stava lasciando».

La fessura che si era aperta sembra richiudersi, lenta ma inesorabile. E Alessio Feniello quasi impazzisce: il figlio Stefano è stato inserito più volte nelle liste dei sopravvissuti, forse perfino nell'elenco dei salvati, ma nessuno riesce a trovarlo. Sembra una beffa, diabolica fino all'inverosimile. Tutto congiura per confondere le idee: è come se la fiammella si accendesse ogni volta senza illuminare nulla. Il soggiorno al Rigopiano con la fidanzata, Francesca Bronzi, era un regalo di compleanno. Lei torna fra i vivi. Lui sembra seguire a ruota, nella sera infame di venerdì viene incluso addirittura nella lotteria degli scampati. Pare una garanzia in più, una protezione non scalfibile ma pure l'ufficialità si rivela oscura e infida. Il signor Alessio si pianta davanti alla porta del pronto soccorso dell'ospedale di Pescara.

Urla: «Stefano, Stefano», chiede aiuto, riceve mozziconi di informazioni traballanti dai cronisti, controlla addirittura le ambulanze che arrivano. Una situazione insostenibile e che però va avanti a oltranza. Lassù il tempo scappa e si mette pure di traverso, gli elicotteri restano a terra, ora anche la parola miracolo pare inadeguata.

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