Moderati in fuga dai dem di Elly Sinistra in frantumi

Il senatore: "Non rinnovo la tessera, con la vittoria della Schlein ora il partito non è più lo stesso"

Moderati in fuga dai dem di Elly Sinistra in frantumi

Chi pensava che le litigate tra Matteo Renzi e Carlo Calenda avrebbero bloccato sul nascere l'emorragia dei moderati dal Pd di Elly Schlein si sbagliava. La notizia dell'addio dell'ex capogruppo dem al Senato Andrea Marcucci era nell'aria, ma il timore al Nazareno è che altri potrebbero seguire l'ex parlamentare riformista. Intanto partiamo da Marcucci, critico fin dall'inizio sulle prospettive di un Partito Democratico con la guida troppo spostata a sinistra. «Non rinnoverò la tessera del Pd per il 2023, il partito di Elly Schlein è molto lontano da quello che penso io. Incontrerò la nuova segretaria nei prossimi giorni, per spiegarle i motivi della mia decisione», esordisce l'ormai ex esponente del Pd in un post sui social. Marcucci annuncia che sarà in prima linea per il rilancio del progetto dell'unione tra Azione e Italia Viva. «Quanto al Terzo Polo, meglio concentrarsi sull'ipotesi concreta della federazione, non sul partito unico - scrive Marcucci sento il dovere di lavorarci, sono un inguaribile ottimista».

Esultano da Italia Viva, dove si aspettano altri arrivi dopo quello di Massimo Mattei, già assessore al Comune di Firenze con Renzi sindaco, e precisano che «Marcucci dovrebbe rafforzare l'ala liberale del Terzo Polo». Nel frattempo nel Pd sale sottotraccia il malcontento di chi non si rassegna al radicalismo di Schlein. Riformisti, cattolici e liberali chiedono «un cambio di passo sui contenuti». Insomma, aspettano la segretaria al varco, poi si vedrà.

Pd spaccato e moderati con la valigia. Una situazione che è la cartina di tornasole di un'opposizione al centrodestra che si muove in ordine sparso. Ambiente, diritti civili, lavoro, tasse, guerra in Ucraina. Non esiste un solo tema su cui i progressisti marciano compatti. Partiamo da energia e sensibilità ambientale. Qui la divisione si è palesata plasticamente sul termovalorizzatore romano. L'ordine del giorno presentato dal M5s per stoppare l'opera voluta dal sindaco Roberto Gualtieri è stato votato soltanto dai deputati dell'Alleanza Verdi-Sinistra italiana. Il Pd ha detto no insieme al Terzo Polo. Strano ma vero, i progressisti sono divisi anche sui diritti civili. La più libertaria è Schlein, favorevole ai matrimoni egualitari, alla cannabis libera e alla maternità surrogata. Dalle parti dei Cinque Stelle e del Terzo Polo le posizioni sono più sfumate. E poi c'è il lavoro. Sul reddito di cittadinanza la segretaria dem è molto vicina a Conte, tanto da avere detto che «non si può fare a meno» del sussidio grillino. E le tasse? Renzi addirittura ha incalzato il centrodestra sulla riduzione della pressione fiscale, mentre il nuovo Pd valuta la patrimoniale e sorpassa a sinistra i Cinque Stelle. In un colloquio con Repubblica Conte critica «il sistema di potere del Pd» e incalza: «Pochi mesi fa volevano buttarci fuori dal Parlamento».

E infatti lo schema dell'opposizione in pezzi varia ancora sull'Ucraina. Conte insiste per il no alle armi a Kiev per smarcarsi dai dem.

Il Terzo Polo è granitico nel suo atlantismo. Schlein pattina sulla necessità della diplomazia ma dice sì agli aiuti militari al Paese invaso. Soprattutto dopo le visite di cortesia degli ultimi giorni alle ambasciate di Usa e Ucraina a Roma.

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