Politica

Molotov e minacce islamiche Giornali ancora nel mirino

Come accadde a «Charlie» nel 2011, un attentato incendia la sede del «Morgenpost» di Amburgo, in Germania, che pubblicò le vignette. Evacuato «Le Soir» in Belgio

Molotov e minacce islamiche Giornali ancora nel mirino

BerlinoNuovi allarmi terrorismo in Europa dalla Germania al Belgio. La giornata della grande manifestazione di Parigi si è aperta con un attentato incendiario contro la sede del Hamburger Morgenpost . Alle 2 del mattino le finestre del quotidiano di Amburgo sono state infrante da sassi e bombe incendiarie: bruciato l'archivio e gravemente danneggiate altre due stanze della redazione, che a quell'ora era deserta. Di lì a poco le forze dell'ordine hanno fermato due uomini di 35 e 39 anni che si aggiravano nei dintorni «con fare sospetto». La polizia di Amburgo non ha aggiunto altri dettagli ma le indagini sarebbero condotte insieme ai servizi di intelligence: nei giorni successivi alla strage di Parigi, il Morgenpost aveva ripubblicato alcune delle vignette blasfeme del Charlie Hebdo , aggiungendo il sottotitolo «Questa è la libertà che ci deve essere». «Abbiamo immediatamente aumentato le misure di sicurezza», ha dichiarato il direttore del giornale, Frank Niggemeier, «un attacco del genere non ci lascia indifferenti, ma non ci faremo prendere dal panico». I motivi di inquietudine però non mancano. Ore dopo a Bruxelles è stata evacuata la sede di Le Soir dopo una telefonata anonima che minacciava una bomba nella sede della redazione.

I timori della Germania sono legati all'importante presenza di jihadisti. «Oggi in Germania ci sono 180 ex combattenti di ritorno dall'Irak e dalla Siria», ha ammesso venerdì il ministro degli Interni Thomas De Maizière. Il politico della Cdu ha promesso vigilanza e massimo impegno senza nascondere che «la situazione in Germania è seria: abbiamo ragione di essere preoccupati e dobbiamo adottare le giuste misure». Parole seguite 48 ore dopo dall'attentato di Amburgo. Ad alimentare i timori aveva già contribuito a metà dicembre un'informativa dell'intelligence tedesca: «Osserviamo un aumento del numero dei salafiti, assieme a un inquietante rafforzamento delle attività xenofobe», aveva dichiarato il numero uno dei servizi di sicurezza interni Hans-Georg Maassen. Intanto dallo scorso ottobre il movimento Pegida («Patrioti contro l'islamizzazione dell'Occidente») organizza ogni lunedì marce anti-islamiche a Dresda, in Sassonia. Il successo dei «patrioti», 18 mila persone in piazza lunedì scorso, è la pietra dello scandalo della politica tedesca moderna, impregnata di valori antinazisti e antirazzisti. Pegida si è così attirata le critiche di tutto lo schieramento parlamentare, a esclusione degli euroscettici.

La strage del Charlie Hebdo ha intanto contribuito a far salire la tensione. Così Rainer Wendt, presidente del sindacato di polizia ha indicato in Pegida un possibile obiettivo del terrore islamico. «Non ci vuole molta fantasia per capire che le marce anti-islam possono diventare un obiettivo degli estremisti», ha affermato al quotidiano Handelsblatt .

Mentre Angela Merkel volava a Parigi per sfilare al fianco di François Hollande, De Maizière e il titolare della Giustizia Heiko Maas (Spd) puntavano ancora il dito contro «i patrioti». «Se gli organizzatori avessero un minimo di decenza cancellerebbero l'evento», ha detto Maas. Per De Maizère «lo sfruttamento della strage di Parigi per i propri scopi politici è squallido».

Inviti respinti al mittente da Pegida che pubblica sul suo sito web le notizie in arrivo da Amburgo e invita i manifestanti della prossima marcia a scendere in piazza con le bandiere «della propria città, del proprio Land, della propria nazione».

Commenti