Vaticano

Il monito del Papa ai sacerdoti in Congo "Non cedete alla sporcizia della corruzione"

Bergoglio allo stadio dei Martiri davanti a 65mila giovani: "Indignatevi"

Il monito del Papa ai sacerdoti in Congo "Non cedete alla sporcizia della corruzione"

Kinshasa (Congo). Condanna la corruzione, Papa Francesco, in un Paese la Repubblica Democratica del Congo morsa dalla piaga delle «bustarelle». Allo Stadio dei Martiri, a Kinshasa, davanti a oltre 65mila giovani e catechisti che «abbracciano» il Pontefice tra canti, danze e slogan, Francesco esorta le nuove generazioni a «non lasciarsi imbrigliare nei lacci della corruzione», definendola «un cancro», una «sporcizia». «Indignatevi, senza mai cedere alle lusinghe, suadenti ma avvelenate, della corruzione», ammonisce.

Bergoglio mette da parte i fogli e parla a braccio, accolto da lunghi applausi della folla. Lo ascoltano, nella tribuna delle autorità, anche il premier congolese, Jean-Michel Sama Lukonde, esponenti politici del governo e dell'opposizione. Dagli spalti c'è chi intona slogan contro il presidente Felix Tshisekedi. «Fatshi (il soprannome, ndr), vai a casa, la partita è finita». Cori che costringono il Papa a interrompere il discorso per un momento, mentre il traduttore riferisce a Francesco di attendere qualche istante: «Parlano di politica», sussurra il religioso a Francesco.

Nella Repubblica Democratica del Congo le elezioni si terranno il 22 dicembre. Tshisekedi è al suo primo mandato, ma il futuro è incerto. «È troppo presto per capire chi vincerà dicono alcuni analisti congolesi ma i giovani che hanno urlato contro il presidente non rappresentano l'intero spaccato della società congolese. Ci sono anche altri problemi, qui a Kinshasa. In primis, mangiare almeno un pasto al giorno». Nella sua condanna alla corruzione, il Papa chiede alle nuove generazioni di prendere d'esempio Floribert Bwana Chui, un giovane di Goma che quindici anni fa perse la sua vita per opporsi a questo male. Volontario della Comunità di Sant'Egidio, venne ucciso per aver bloccato il passaggio di alimenti deteriorati. «Poteva lasciare andare, non lo avrebbero scoperto dice Bergoglio - e ci avrebbe anche guadagnato. Ma, in quanto cristiano, pregò, pensò agli altri e scelse di essere onesto, dicendo no alla sporcizia della corruzione».

Nel suo lungo discorso ai giovani e ai catechisti radunati allo Stadio di Kinshasa, il Papa snocciola una ad una le piaghe della società congolese: la violenza, la stregoneria, il tribalismo, l'occultismo, l'incapacità di perdonare. «Sapete come succede: prima si crede ai pregiudizi sugli altri, poi si giustifica l'odio, quindi la violenza, alla fine ammonisce il Papa - ci si trova nel mezzo della guerra».

Oggi Francesco chiude il suo viaggio nella Repubblica Democratica del Congo segnata dalle violenze nell'Est e vola in Sud Sudan (riconosciuto Stato indipendente nel 2005, dopo decenni di guerre civili) dove lo attendono altre sfide: la lotta alla povertà, le tensioni, la giustizia sociale. Il Papa è accompagnato dal primate anglicano e dal moderatore della Chiesa di Scozia.

«Ecumenica», per la prima volta, anche la conferenza stampa nel volo di ritorno a Roma.

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