
Quattro minuti per mettere a segno un colpo chirurgico, degno di Arsenio Lupin, nel museo più visitato al mondo, che frutterà molti denari (ai ladri e a chi li ha ingaggiati). Indossavano caschi da motociclista i quattro del Louvre, che hanno forzato una finestra per poi entrare nella Galleria Apollon utilizzando un montacarichi.
L'ascensore usato per muoversi è stato protetto con coni stradali, che la squadra si era procurata precedentemente, così da sviare l'attenzione dei visitatori.
A quel punto il personale del museo, alla vista dei ladri, si è messo in salvo. Sei minuti dopo è scattato l'allarme e dopo 60 secondi esatti i ladri sono fuggiti a bordo di uno scooter dirigendosi verso l'autostrada A6. Tutto cronometrato alla perfezione e, verosimilmente, lungamente testato.
Un gilet giallo è stato ritrovato nei pressi del Pont de Sully, ma non è un indizio su cui gli investigatori possono fare affidamento. Piuttosto è il modus operandi ad aver lasciato quantomeno una traccia, come la naturalezza del colpo e la scelta delle prime ore del mattino.
Punto di partenza è l'arrivo della squadra, a bordo di un camion dotato di montacarichi e altri due in sella a un Tmax, uno di quei nuovi scooter dotati di molti cavalli che raggiunge fino ai 180 chilometri orari. Così, vestiti da operai, sono giunti all'ingresso in Quai François Mitterrand senza destare il minimo sospetto. Solo la curiosità di un passante ha dato l'allarme alla polizia, che altrimenti non avrebbe avuto immediata contezza dei fatti.
In secondo luogo lo strumento dello scasso: una smerigliatrice angolare utilizzata sia per forzare la finestra che per aprire come un panetto di burro le due vetrine che contenevano i preziosi gioielli di Napoleone e i gioielli dei sovrani francesi.
Nei punti usati per l'ingresso e la fuga dei criminali sono stati rinvenuti alcuni oggetti usati per il colpo e lasciati lì, come una fiamma ossidrica, dei guanti, un walkie-talkie, una latta piena di benzina, una coperta e un gioiello rotto sulla strada. Tutto materiale al vaglio degli inquirenti, che proverà ad incrociare i dati. Si indaga anche tra i potenziali nuovi ricchi, oligarchi inclusi. L'unica certezza è che si è trattato di un furto su commissione e pianificato nel dettaglio.
Questo al Louvre è il quarto furto in Francia nel giro di 30 giorni. Un mese fa nel paese c'è stato un doppio colpo di alto valore, entrambi i furti con modalità spettacolari. A Limoges, nella Francia centrale, è stato svaligiato un museo di porcellana, con danni stimati in 6,5 milioni di euro. Venne sfondata una finestra laterale del Museo Adrien-Dubouché e nonostante l'arrivo delle guardie i ladri riuscirono a dileguarsi. Pochi giorni prima, al Museo Nazionale di Storia Naturale di Parigi, fu rubato oro nativo per 600mila euro. Anche in questo caso venne usata una smerigliatrice angolare per segare una porta di emergenza ed entrare nella stanza dei tesori. Le pepite d'oro trafugate erano esemplari di oro nativo provenienti dalle collezioni nazionali conservate dal museo per un totale di circa 6 kg, tra cui una pepita da 5 chili, grande quanto un pallone da calcio.
Infine il Museo Jacques Chirac, con sede a Sarran (Corrèze), è stato vittima di due furti con scasso a due giorni di distanza.L'ultimo furto al Louvre risale al 1998: un dipinto del pittore francese Camille Corot fu rubato in pieno giorno. Anche allora, come oggi, nessun ladro usò il favore delle tenebre.