
Intanto è solo un atto preliminare, un'iniziativa quasi "dovuta" della Procura di Civitavecchia che ha aperto un fascicolo sulla fine di Riccardo Boni, il diciassettenne morto nella buca di sabbia che lui stesso aveva scavato sulla spiaggia di Montalto di Castro. Il reato contestato è quello di omicidio colposo e toccherà eventualmente al padre di chiarire la propria posizione nei prossimi giorni.
Sui social ovviamente la questione ha scatenato la solita faida tra guelfi e ghibellini, la tipica diatriba, spesso violentissima nei toni, che divide chi dà ragione da chi dà torto, chi è d'accordo con l'accusa e chi no. Tutto come previsto. C'è anche chi, in un certo senso comprensibilmente, lamenta il sovraccarico di dolore che un genitore può ricevere da un atto giudiziario proprio mentre soffre la morte del figlio. E su questo non può che aggiungersi anche la nostra personale partecipazione. Però, se qualcosa di positivo può uscire da questa vicenda straziante, è che la cosiddetta "responsabilità genitoriale" venga portata sotto i riflettori dei media proprio in una fase nella quale sembra dimenticata. Dopotutto non c'è solo l'assunto dell'articolo 316 del Codice Civile a stabilire formalmente che "entrambi i genitori hanno responsabilità genitoriale". C'è anche il buon senso a confermarlo. Le regole del buon "pater familias" che si sono formate ben prima che venisse stilato qualsiasi codice o che Gaio nel secondo secolo dopo Cristo riassumesse nei suoi Commentari le fondamenta del diritto romano che è il grande padre del nostro diritto civile. Fino a che non raggiungono la maggiore età e diventano titolari di tutti i diritti, i figli sono responsabilità dei genitori. È un concetto che spesso si dimentica, per comodo, per ignoranza, per ignavia. Ma che è uno dei fondamenti della famiglia, uno dei presupposti per garantire alla discendenza le migliori condizioni per affrontare la vita. A prescindere da come andrà a finire l'inchiesta sulla morte di Riccardo Boni, l'atto della Procura illumina in senso lato una responsabilità che le cronache confermano ogni giorno sempre meno sentita e vissuta. La sensazione è quindi che la Generazione Z e, adesso la Generazione Alpha, scontino questo calo di attenzione nella responsabilità genitoriale. Lo confermano anche psichiatri come Paolo Crepet, convinto che la responsabilità genitoriale sia sempre più spesso sostituita da iperprotezione e conseguente mancanza di educazione alla responsabilità.
Se qualcosa di positivo può uscire da questa buca di dolore che ha devastato una famiglia, ecco, è proprio il recupero di una maggiore attenzione di tutti i genitori alle regole che l'umanità ha costruito, e seguito, per migliaia di anni.