Moratti vira a sinistra. "Corro contro Fontana". Ma il Pd non l'appoggia

L'opposizione già boccia la candidatura dell'ex assessore: "Servono opzioni credibili"

Moratti vira a sinistra. "Corro contro Fontana". Ma il Pd non l'appoggia

Letizia Moratti corre da sola. La ormai ex vicepresidente di Regione Lombardia scende dal treno del centrodestra, lanciato verso il voto regionale (probabilmente a febbraio), e sale in corsa sul Terzo polo.

Pd e resto della sinistra mettono in chiaro che non la sosterranno, ma lei ormai non si ferma più. Ha già un sito internet, un simbolo che richiama le sue iniziali (LM, «Lombardia migliore») e una squadra, a dire il vero non proprio un «dream time», ma corre.

Aveva deciso di candidarsi al posto di Attilio Fontana, per il centrodestra, e si candiderà contro di lui, per Azione e «Italia viva». «Insieme con Carlo Calenda e Matteo Renzi - ha annunciato ieri - ho condiviso l'avvio di un percorso che mi vedrà candidata alla presidenza di Regione Lombardia».

Dopo settimane e mesi di uno stallo estenuante, in cui il nodo della candidatura di centrodestra restava irrisolto, e sempre più ingarbugliato, nell'ultima settimana gli eventi hanno cominciato a correre. E si è sbloccato il dualismo con Fontana, che fino alla formazione del governo era rimasto congelato (per quanto il governatore già il 30 settembre avesse proposto ai partiti di rimuoverla). Formato il governo, senza ministeri per Moratti - che pare avesse fatto un pensierino sulla Cultura - e sfumata anche la possibilità di un altro incarico importante (è emersa fra tutte l'ipotesi di nominarla di «ad» delle Olimpiadi Milano-Cortina, e lei prima ha ondeggiato, poi ha chiarito che non le interessava) a quel punto non c'erano più margini per ricucire, e prima di vedersi togliere le deleghe Moratti si è dimessa, mercoledì, con una dichiarazione ostile che era già il preludio di un passo che quattro giorni dopo si è concretizzato. Ieri mattina Calenda l'ha indicata: «È la scelta giusta per il Terzo Polo». Poi è stata lei stessa, impaziente, a dare l'annuncio, ricevendo il plauso scontato di «Azione» - Mariastella Gelmini in testa - e poco più.

Il Pd aveva già chiarito che il sostegno a Moratti non era un'opzione. D'altra parte sarebbe stato grottesco un appoggio a quella che era sempre stata osteggiata in tutti i modi e in tutti i ruoli. «Non è un'opzione e non accetteremo imposizioni», ha ribadito anche ieri il segretario regionale Vinicio Peluffo, mentre per «Più Europa» il capogruppo (e medico) Michele Usuelli si è affrettato a dire che la riforma targata Moratti «peggiora ulteriormente la sanità lombarda» per cui «soluzioni per candidature credibili vanno cercate altrove».

Il Pd non la sosterrà come candidata presidente e pone condizioni a una partecipazione di «Lombardia migliore» alla coalizione di sinistra. «Se la sua lista civica si mette all'opposizione sarà la coalizione a decidere, ma ad oggi non ho visto questo intendimento». In effetti in Consiglio regionale esiste un gruppo «Lombardia migliore», di un solo componente, che fa parte della maggioranza, e però al momento non sembra intenzionato a uscirne, sicuramente non prima della settimana prossima, quando «la rete» di Moratti si incontrerà per fare il punto. Anche in questo gruppo, però, non è un mistero che qualcuno sia indisponibile a una candidatura fuori dal perimetro del centrodestra.

Corre da sola, invece, Moratti. E guardando i voti delle Politiche, non corre per vincere: forse per far perdere Fontana. Non parte dalla prima fila, comunque, e per lei è già una novità. Già presidente Rai, ministro dell'Istruzione, sindaco di Milano, esponente di una famiglia importante e blasonata, Moratti per quasi 30 anni ha orbitato nell'universo del centrodestra. Questo, però, ha scelto Fontana, manca solo un'investitura ufficiale e condivisa, ma anche dentro FdI non paiono esserci più dubbi.

L'unica incertezza resta la data del voto, ma il precipitare degli eventi fa pensare che le elezioni siano più vicine di quanto si pensasse, sia che decida Fontana, sia che tocchi al ministro Matteo Piantedosi (vicino a Matteo Salvini).

Qualcuno intanto ricorda che un altro ex sindaco di centrodestra, Gabriele Albertini, si era candidato da solo contro il suo schieramento. Era il 2013, e si fermò sotto il 5%.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica