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Morta in cortile, i genitori riconoscono la foto: "È Aurora"

La ragazza, 19 anni, era scappata da casa. A novembre la telefonata: "Non torno più"

Morta in cortile, i genitori riconoscono la foto: "È Aurora"
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E adesso che ne si conosce l'identità, oltre al mistero sulla sua morte resta la disperazione, il dolore di chi le voleva bene e ancora non sa perché a una ragazza tanto giovane sia toccata una simile fine. Da ieri pomeriggio ha infatti un nome la donna trovata senza vita lunedì nel cortile di un complesso residenziale di via Paruta 74/76, ai margini di via Padova, alla periferia nord est della città. Si chiamava Aurora Livoli, aveva 19 anni (è nata il 29 agosto 2006), era nata a Roma e viveva con i genitori adottivi a Monte San Biagio, in provincia di Latina. La madre e il padre ieri pomeriggio hanno riconosciuto il volto della figlia nei due frame diffusi qualche ora prima dai carabinieri del Comando provinciale che, d'intesa con la Procura di Milano, cercavano di identificare la donna. Così marito e moglie si sono recati in caserma alla tenenza dei carabinieri di Fondi e hanno parlato con i militari locali. Un rapido scambio di immagini con i colleghi di Milano, quindi il padre della ragazza ha firmato il verbale di riconoscimento del cadavere della figlia.

Dalle prime informazioni pare che Aurora fosse una ragazza problematica e soffrisse di problemi comportamentali. Era stata a casa dai suoi per l'ultima volta lo scorso 4 novembre, quando poi se n'era andata per far ritorno a Milano. A quel punto i genitori avevano tentato più volte di rintracciarla al telefono, ma inutilmente: la figlia non rispondeva mai. Così ne avevano denunciato formalmente la scomparsa ai carabinieri.

Qui in città la ragazza avrebbe dovuto frequentare l'università, o almeno così diceva, anche se i genitori dopo un po' che la figlia si trovava sotto la Madonnina, pare avessero capito che non frequentava le lezioni, come aveva assicurato loro, ma viveva un po' da sbandata, tanto che non sapevano nemmeno dove abitasse o comunque a chi si appoggiava per un alloggio: Aurora si rifiutava di fornire spiegazioni sulla sua via milanese. Nelle settimane successive alla sua scomparsa, e dopo averla cercata più volte e inutilmente al telefonino, la madre il padre erano riusciti finalmente a parlarle per l'ultima volta il 26 novembre. Una conversazione durante la quale Aurora, nonostante le insistenze dei suoi cari e dopo aver assicurato che stava bene, avrebbe messo in chiaro che non intendeva più fare ritorno a casa, senza però fornire alcuna indicazione su dove si trovasse e con chi. Da allora il silenzio assoluto, fino alla drammatica scoperta di ieri pomeriggio, quando la famiglia Livoli ha riconosciuto la figlia nei frame diffusi online dagli investigatori dell'Arma nella speranza che qualcuno riconoscesse la giovane donna ancora senza nome e si facesse avanti per fornire indicazioni utili per risalire alla sua identità. Questo perché quando è stato ritrovato, il cadavere (semi svestito, con i soli pantaloni della tuta indossati e un giubbotto adagiato sulla parte superiore del corpo completamente nudo e con delle ecchimosi sul collo e sul volto) non aveva addosso né documenti né quel telefonino che adesso diventa un punto di partenza molto importante per l'indagine dei carabinieri. Che finora avevano solo l'immagine sgranata ripresa da una telecamera di videosorveglianza privata che riprende Aurora mentre, nel cuore della notte precedente al ritrovamento del suo cadavere, entra nel cortile dell'edificio dove poi è stata trovata morta, insieme a un uomo.

Lei davanti, lui dietro. Circa un'ora dopo, l'uomo esce da solo.

E mentre adesso si attende l'arrivo dei genitori a Milano, domani mattina sul cadavere della ragazza verrà svolta l'autopsia per risalire alle cause della sua morte.

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