Cronache

Morto Giacosa, signore del Barolo

Aveva 88 anni, nell'azienda Falletto produceva "cru" leggendari

Morto Giacosa, signore del Barolo

Bruno Giacosa aveva 88 anni. Era uno dei migliori produttori di Barolo e Barbaresco, quindi uno dei produttori dei migliori vini italiani. È morto ieri dopo anni di malattia, di stanchezza, che avevano trasformato quell'uomo alto e severo in un corpo contorto come una vite.

Bruno Giacosa era un uomo di Langhe. Era nato nel 1929 a Neive, da dove si allontanava poco spesso e poco volentieri. Vignaiolo per eredità familiare e per amore, sin dalla prima vendemmia vissuta a 14 anni. Dagli anni Sessanta aveva preso in mano l'azienda di famiglia ed era diventato un punto di riferimento dei due territori di maggior pregio di questa Silicon Valley del vino italiano, il Barolo e il Barbaresco. Con Angelo Gaja, Aldo Conterno e Bartolo Mascarello costituiva i Fab Four del vino piemontese. Due le sue aziende, la Bruno Giacosa, con la quale etichetta i vini ottenuti dalle uve conferite dai viticoltori langaroli selezionati- sempre gli stessi da decenni; e la cantina da lui fondata, la Azienda agricola Falletto, sotto il cui marchio imbottigliava i vini «suoi», prodotti nelle vigne di proprietà, alcuni dei quali considerati assoluti capolavori: come il «cru» di Barolo docg Le Rocche del Falletto riserva, un vino sontuoso, la Cappella Sistina dell'enologia italiana, che ogni anno in ogni guida prendeva il massimo dei punteggi quasi per decreto (il prezzo? Quasi 200 euro); o come i de Barbaresco docg, quello della vigna Asili e quello della vigna Rabajà, vellutati, armoniosi, diversi tra di loro e anche di annata in annata. Che poi, se un anno la qualità non era quella che Bruno aveva in mente, la decisione era sempre la stessa: declassare tutto a Nebbiolo. Come mandare i Pink Floyd a Castrocaro solo perché hanno sbagliato una canzone.

Giacosa, come ogni vignaiolo ossessionato e visionario, aveva un'idea precisa di quello che andava imbottigliato a suo nome. Del vino gli interessavano i profumi, le emozioni, il lavoro necessario a ottenerlo: quello in vigna, fatto di rese bassissime; e quello in cantina, fatto di macerazioni in vasche d'acciaio e lunghe maturazioni in botti di rovere francese. Non lo sfiorava per niente lo star system inventato negli ultimi anni attorno al nettare di Bacco. Non lo si vedeva che in rare occasioni in giro. Con qualche riluttanza aveva accettato nel 2012 di presentarsi - in sedia a rotelle, il sorriso sghembo - al teatro Sociale di Alba per ricevere la laurea ad honorem della facoltà di Scienze Gastronomiche, la prima conferita dall'istituzione di Pollenzo.

Giacosa è morto all'ospedale San Lazzaro di Alba, con accanto la figlia Bruna, che ha preso le redini dell'azienda, e l'altra figlia Marina.

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