Il calo delle forniture russe di gas resta stabile nel primo week end dopo i tagli decisi da Mosca. Venerdì scorso, a fronte di una richiesta giornaliera di gas di circa 63 milioni di metri cubi, Gazprom avrebbe comunicato che avrebbe fornito solo il 50%. Giovedì l'erogazione era stata del 65% della richiesta. Un trend discendente che ha fatto lievitare i prezzi (il metano è salito del 43% in una settimana, da 82,5 a 117,74 euro) e in Italia aggravato il caro bollette. Avvicinando pericolosamente la possibilità che, già la prossima settimana, si arrivi a una condizione di «stato di allerta»: il secondo livello del piano del governo che scatta in caso di interruzione o riduzione degli approvvigionamenti di gas (caso che si sta realizzando). Secondo la procedura, spetta al ministero dello Sviluppo economico chiedere a Snam di ridurre le forniture di gas destinate agli operatori di energia.
A gettare acqua sul fuoco ci ha provato ieri l'Eni su un doppio fronte. Da un lato la società ha confermato «la tregua», con le forniture da Gazprom che ieri «sono state come nelle ultime ore», e in parallelo, ha annunciato che il Mozambico sarà tra i nuovi Paesi-partner produttori di Gnl. Grazie all'introduzione del primo gas nella Coral Sul, l'impianto di gas naturale liquefatto galleggiante dal giacimento di Coral South, al largo del Mozambico, nuovo gnl arriverà dritto in Italia nella seconda metà del 2022. In serata, poi, l'ad del gruppo Claudio Descalzi ha rassicurato sul fatto che «l'offerta è superiore alla domanda» e non sono da «temere razionamenti».
«È importante stoccare - ha proseguito Descalzi - perché dobbiamo riuscire ad avere almeno un 70-80% di stoccaggi per ottobre, per poter far fronte alle punte, che nell'inverno freddo possono arrivare a richiedere 400 milioni di metri cubi al giorno». Ma gli esperti non sono convinti. Come sottolinea il numero uno di Nomisma Energia, Davide Tabarelli, la situazione sta precipitando: con il taglio delle forniture di gas dalla Russia «ci saranno rialzi sulle bollette ed è una certezza la possibilità di interruzione» dei flussi, per cui «dobbiamo cominciare a considerare la possibilità di un razionamento, che è un'arma a doppio taglio da utilizzare con estrema delicatezza» e sulla quale «serve preparare la gente, dobbiamo dirglielo e non svicolare. Ma si tratta di un'azione importante che inizierà a calmierare i mercati». Secondo uno studio dell'Unione Nazionale Consumatori sono Bolzano (+112,9%), Trento (+109,2%) e Lodi (+79,8%) le tre città italiane dove si è registrato il maggiore aumento per i costi di luce e gas.
Una situazione delicata, quella di Italia ed Europa per gli approvvigionamenti, sulla quale è intervento l'ad della compagnia petrolifera statale russa Rosneft, Igor Sechin, bollando la strategia Ue come un «suicidio energetico» che avrà conseguenze a lungo termine che si tradurranno in una riduzione del potenziale economico e della competitività. Parlando al Forum economico di San Pietroburgo, Sechin ha affermato che la rinuncia al petrolio e al gas russi ha trasformato l'Europa «nella regione con il costo dell'energia più elevato del mondo». Non se la passa meglio Mosca con il numero uno di Sberbank Herman Gref che, smentendo Putin, ha detto che «l'economia russa ci metterà 10 anni per riprendersi dalle sanzioni».
Cresce intanto il fronte pro tetto al gas.
Il leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni ha aperto a questa misura, «ma con le giuste compensazioni», a fargli eco Antonio Tajani, coordinatore di Forza Italia e presidente della Commissione affari costituzionali del Parlamento europeo: «Può essere veramente lo strumento più utile. E va sostenuto il governo italiano che è stato il primo a proporlo».
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