Guerra in Ucraina

"Mosca elude le sanzioni sul petrolio". Il ruolo dello stabilimento in Sicilia

La rivelazione è arrivata dal Wall Street Journal: l'impianto di Priolo, di proprietà russa, sarebbe in grado di far aggirare a Mosca le sanzioni sul greggio

"Mosca elude le sanzioni sul petrolio". Il ruolo dello stabilimento in Sicilia

Mosca sarebbe in grado di aggirare le sanzioni occidentali sul petrolio, utilizzando la raffineria siciliana di Priolo, in provincia di Siracusa. A scriverlo nelle scorse ore è stato il Wall Street Journal, secondo cui le attività nello stabilimento siciliano costituirebbero una falla nel sistema di sanzioni contro la Russia.

Le attività di Lukoil

A Priolo è attiva una delle più grandi raffinerie del nostro Paese, la cui proprietà è della Isab, acronimo di Industria Siciliana Asfalti e Bitumi. Con una capacità di lavorare 360mila barili al giorno, l'impianto soddisfa il 22% del fabbisogno italiano di greggio raffinato ed è la quinta struttura più grande del suo genere in Europa.

Nel 2008 i russi di Lukoil hanno messo gli occhi sulla raffineria, entrando con il 49% delle azioni all'interno di Isab. La Lukoil, per intenderci, è il secondo colosso russo dell'energia, dietro soltanto a Gazprom. A differenza di quest'ultima però, la società non è statale anche se i suoi amministratori sono da sempre considerati vicini al Cremlino.

Nel 2013 è avvenuta un'ulteriore svolta all'interno di Isab. La Erg, proprietaria della maggioranza delle quote, ha ceduto buona parte del suo pacchetto alla Lukoil. In tal modo l'azienda russa ha di fatto iniziato ad avere il controllo quasi totale dello stabilimento di Priolo.

Una circostanza che oggi, secondo il Wsj, stride con il contesto politico contrassegnato dalle sanzioni imposte a Mosca dopo l'avvio della guerra in Ucraina. Proprio per via delle sanzioni, le banche europee hanno bloccato tutti i vari finanziamenti destinati all'impianto siciliano. La conseguenza è stata che molte società hanno smesso di inviare qui il proprio petrolio.

Gli unici a farlo sono rimasti per l'appunto i russi. Nell'articolo del quotidiano della Grande Mela, si parla infatti di come oramai il 93% del greggio lavorato a Priolo provenga dai giacimenti situati nella federazione russa. La parte rimanente invece arriverebbe dal Kazakistan.

Il petrolio russo viene quindi qui lavorato e raffinato, prima poi di essere esportato, sia in Europa che negli Stati Uniti. Ed è in questa maniera che Mosca riuscirebbe ad aggirare le sanzioni. Il Wall Street Journal, in particolare, ha sottolineato come il greggio raffinato a Priolo riesce ad arrivare anche nei distributori della costa orientale degli Stati Uniti.

Le prospettive per lo stabilimento di Priolo

Per la verità quello rivelato dal quotidiano americano non rappresenta un vero e proprio segreto. Già da settimane infatti ci si interroga nel nostro Paese sul destino della struttura siciliana. A nessuno, né tra i lavoratori e né tra i rappresentanti sindacali e politici locali, è sfuggito il fatto che a partire dal prossimo 5 dicembre entreranno in vigore le sanzioni europee più stringenti sul petrolio russo.

Sono così partite una serie di interrogazioni e discussioni politiche sul destino di Priolo. L'ex ministro della transizione energetica, Roberto Cingolani, ha sempre smentito ogni ipotesi di nazionalizzazione dell'impianto. Più probabile invece una cessione a un attore privato non russo.

Sono emersi anche dei nomi, tra cui quello del fondo statunitense Crossbridge Energy Partners. Si è parlato anche di un interessamento da parte di Vitol e della norvegese Equinol. Per Roma è comunque importante mantenere in vita lo stabilimento siciliano. In ballo ci sono migliaia di barili raffinati al giorno a più di mille posti di lavoro.

Proprio nei giorni scorsi, il Comitato di Sicurezza finanziaria ha diramato la cosiddetta "comfort letter" in cui viene chiarito che le attività con Isab sono fuori dai parametri giuridici in grado di far scattare le sanzioni.

In poche parole, è possibile commerciare greggio con la società che controlla lo stabilimento siciliano.

Commenti