Mosca: "Navalny mitomane". Richiamati gli ambasciatori

La telefonata-denuncia colpisce nel segno. Il portavoce di Putin: "Soffre di manie persecutorie e si crede Gesù"

Mosca: "Navalny mitomane". Richiamati gli ambasciatori

Alexey Navalny continua a sostenere di aver incastrato i servizi segreti, per tutta risposta i vertici dell'Fsb, i servizi segreti, parlano di «montatura», mentre il Cremlino non esclude la linea dura verso tutti i Paesi dell'Ue, in primis la Germania, che hanno aiutato in questi mesi il leader anti-Putin. Il caso Navalny sta assumendo una dimensione sempre più internazionale dopo che il dissidente ha pubblicato l'altro giorno una presunta telefonata con un supposto agente segreto che avrebbe ammesso le responsabilità dei servizi russi nel suo avvelenamento.

Putin non si è ancora espresso personalmente sugli ultimi sviluppi (dopo aver negato venerdì scorso qualsiasi coinvolgimento), ma si è affidato al suo portavoce Dmitri Peskov che ha accusato Navalny di soffrire di «manie di persecuzione. Il mio è un commento a titolo personale, ma credo che quell'uomo sia convinto di essere Gesù Cristo in terra e non perda occasione per trovare qualsiasi appiglio pur di apparire al centro dell'attenzione». Più drastica la posizione del ministro degli Esteri Sergey Lavrov che, in risposta alle sanzioni dell'Ue imposte a ottobre a Mosca dopo l'avvelenamento di Navalny, ha deciso di ampliare l'elenco dei divieti di ingresso dei rappresentanti di Bruxelles sul territorio russo. Lavrov ha notificato ufficialmente l'azione reciproca della Russia ai capi delle missioni diplomatiche di Germania, Francia e Svezia a Mosca, nonché alla delegazione dell'Ue. Contestualmente ieri pomeriggio ha convocato l'ambasciatore francese in Russia Pierre Levy, un rappresentante dell'ambasciata svedese e vice ambasciatore permanente della Germania per ulteriori chiarimenti. Per Lavrov «Bruxelles ha agito in maniera frettolosa e segreta. Ha preso una decisione politica conflittuale che va contro le prerogative legali internazionali, snobbando il trattato di Helsinki di non intervento negli affari interni».

Dal canto suo Navalny si dice convinto di aver smascherato i suoi aguzzini, e da Berlino, dove si trova in convalescenza, continua a rilasciare nuove dichiarazioni. «Sto notando un certo nervosismo da parte del Cremlino e non sono sorpreso. Ho fornito prove inconfutabili e non sanno più che cosa inventarsi per difendersi». Ricordiamo che a fornirgli la chiave del misterioso avvelenamento sarebbe stato proprio un ufficiale dell'Fsb, Konstantin Kudryavtsev, cadendo in pieno nel tranello telefonico tesogli dall'avversario numero uno di Putin. Kudryavtsev non solo avrebbe confessato l'operazione ordita dall'intelligence per far fuori il dissidente, ma rivelato che la tossina sarebbe stata spruzzata sui boxer dell'oppositore. Il capo dell'Fsb, Aleksandr Bortnikov, ha però bollato la telefonata di Navalny come «un falso» e l'inchiesta come «una provocazione pianificata non avrebbe potuto aver luogo senza il supporto organizzativo e tecnico di intelligence straniere». Eppure il video postato da Navalny della famigerata telefonata sta facendo il giro del globo, e ha ottenuto fino a ieri qualcosa come 15 milioni di visualizzazioni. Nelle immagini si vede Navalny presentarsi a Kudryavtsev come Maxim Sergeevich Ustinov, presunto assistente del segretario del Consiglio di sicurezza Nikolai Patrushev, un fedelissimo di Putin e di certo tra le persone più potenti della Russia.

La vicenda viene seguita con grande attenzione dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, che potrebbe concedere a Navalny asilo politico (se rientrasse in patria verrebbe arrestato per alto tradimento). Una mossa che porterebbe però a un tracollo del rapporto economico tra Berlino e Mosca. In questi anni Gazprom, E.

ON e Basf hanno portato avanti non solo una proficua collaborazione, ma stanno perfezionando la realizzazione dell'ultimo tratto del gasdotto baltico nell'area delle acque territoriali tedesche. La Merkel, attraverso una nota del suo ufficio stampa, non ha escluso di voler incontrare Putin in Russia entro febbraio.

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