Guerra in Ucraina

Mosca pensa al 9 maggio per la parata "simbolica". Tra minacce e rinunce

Niente celebrazione nel Donbass, preparativi per Mariupol. Un test atomico a Kaliningrad

Mosca pensa al 9 maggio per la parata "simbolica". Tra minacce e rinunce

Il nove maggio, data quasi mistica della liturgia nazionalista russa, è diventato un passaggio simbolico della propaganda del Cremlino in questa guerra. La grande parata militare nel cuore di Mosca, che ogni anno rievoca la vittoria dell'Urss di Stalin sulla Germania nazista nel 1945, lunedì dovrebbe essere aggiornata con le simbologie (su tutte la sinistra Z tracciata sui carri armati inviati a invadere l'Ucraina) della cosiddetta «operazione militare speciale» contro l'immaginario neonazismo di Kiev. Vladimir Putin intende così spacciare la sua aggressione a Kiev indipendente e filoccidentale come la prosecuzione dell'eroica lotta russa contro il fascismo internazionale.

Qualcosa però, com'è noto, sta andando storto nei piani dell'uomo che vuol passare alla Storia come il rifondatore della grandezza nazionale. Il piano A (la fulminea conquista della capitale Kiev con annessa decapitazione della leadership di Volodymyr Zelensky), lanciato all'alba del 24 febbraio, è miseramente fallito, costringendo le truppe russe ad abbandonare il Nord dell'Ucraina. Ma anche il più complesso piano B (conquista dell'intero Donbass e avanzata lungo la costa del Mar Nero fino alla presa di Odessa e al ricongiungimento con la Transnistria moldava già in mano russa da trent'anni) segna il passo. Putin contava di celebrare il 9 maggio facendo replicare a Donetsk, a Lugansk e soprattutto nella città martire di Mariupol parate militari in stile Piazza Rossa, ma la resistenza ucraina lo costringe a rinunce dolorose.

Il numero due dell'amministrazione presidenziale russa Sergei Kiriyenko ha dovuto comunicare a denti stretti che «la parata della vittoria e la marcia del reggimento immortale (la sfilata con le immagini degli eroi del 1945, ndr) a Donetsk e Lugansk è ancora impossibile, ma quel tempo verrà presto». Quanto a Mariupol, invece, Putin non sente ragioni: il dittatore ha scelto quella città devastata dalle sue artiglierie e teatro di spaventosi massacri e deportazioni di civili ucraini come il sito più adatto per mostrare alla Russia in festa per il 9 maggio che una vittoria c'è stata. Sarebbe questa, secondo l'intelligence di Kiev che ha mostrato immagini dei lavori già in corso, la spiegazione della frettolosa rimozione dalle strade del centro delle macerie degli edifici distrutti, del disinnesco degli ordigni inesplosi e perfino del recupero dei cadaveri sparsi tra le rovine: la volontà di far svolgere una parata militare, probabilmente facendo sfilare anche centinaia di prigionieri ucraini.

È questa anche la spiegazione dell'intensificarsi dei bombardamenti sull'ormai celebre acciaieria Azovstal: Putin spera di ottenere entro lunedì la resa o l'annientamento degli ultimi resistenti ucraini che vi si annidano, e che forse confidano di riuscire a guastargli è il caso di dirlo la festa. Sul 9 maggio, Mariupol a parte, si appunta l'attenzione del mondo anche per altre ragioni. La prima è che si sono inseguite voci su un possibile annuncio di una mobilitazione generale in Russia, magari da parte di Putin in persona nel suo discorso pubblico: il portavoce Dmitry Peskov lo ha smentito decisamente, ma vista la sua affidabilità questo significa poco. C'è poi lo spettro della minaccia nucleare russa, alimentata da due nuovi elementi: l'esercitazione nell'enclave baltica di Kaliningrad con attacchi simulati (anche in condizioni di contaminazione nucleare e chimica) ad aeroporti e posti di comando nemici usando missili Iskander con capacità atomica, e la comparsa nel cielo di Mosca durante le prove per il 9 maggio del cosiddetto Cremlino volante o «aereo apocalisse», l'Ilyushin-80 modificato per consentire a Putin di dirigere la Russia dal cielo in caso di conflitto nucleare.

Una versione moderna del «treno speciale» di Adolf Hitler.

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