Dopo cinque anni di bando in seguito all'annessione della Crimea, l'assemblea del Consiglio d'Europa ha dato il via libera alla riammissione dei rappresentanti della Russia. Immediata la reazione dell'Ucraina contro l'organizzazione paneuropea di difesa dei diritti umani e della democrazia. Quando a metà mattinata, i 18 membri della delegazione russa hanno occupato i loro seggi nell'emiciclo del Palazzo d'Europa a Strasburgo, da Kiev il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, si è detto «deluso»; e la delegazione di Kiev ha annunciato l'abbandono dei lavori dell'assemblea, minacciando di sospendere la partecipazione ai lavori dei parlamentari ucraini a tutti gli organismi del Consiglio d'Europa.
Il Cremlino ha invece celebrato quella che ritiene «una vittoria del buon senso». Nato nel 1949 con lo scopo di promuovere la democrazia, i diritti umani, l'identità culturale europea e la ricerca di soluzioni ai problemi sociali nel Vecchio Continente, la decisione dell'organismo di reintegrare Mosca è molto controversa.
Il Consiglio conta oggi 47 Stati membri. Nonostante la forte opposizione dell'Ucraina, 118 parlamentari dei Paesi membri del Consiglio d'Europa hanno votato un accordo che permette alla Russia di presentare una propria delegazione, aprendo la strada alla sua partecipazione all'elezione del nuovo segretario generale.
L'Ucraina era appoggiata dai Paesi baltici e dal Regno Unito: i voti contrari sono stati 62 e 10 le astensioni. Il capo della diplomazia ucraina, Pavlo Klimkine, ha annunciato il richiamo per consultazioni a Kiev dell'inviato ucraino nel Consiglio d'Europa.
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