Prima i missili sui palazzi di Kiev, poi quelli che hanno colpito uno stabilimento industriale di Kremenchung, causando l'incendio e la strage in un affollato centro commerciale distante 250 metri dall'obbiettivo primario. Ma pensare a una strategia militare del Cremlino rivolta a colpire la popolazione civile non sarebbe corretto. Anche perché in un conflitto come quello dell'Ucraina, dove in ogni città e in ogni villaggio vivono cittadini di origine russa, o legati da vincoli familiari alla Russia, colpire a caso è il modo migliore per compromettere la propria credibilità. Ma anche perché colpire obbiettivi civili non comporta sostanziali vantaggi dal punto di vista militare. Anzi, a vederla assai cinicamente, ogni missile caduto su un palazzo, una stazione o un centro commerciale rappresenta una sorta di autogol in quanto lede la credibilità militare dell'attaccante e moltiplica la rabbia di chi viene colpito.
La principale ragione dei nuovi attacchi russi sulle città dell'Ucraina è invece legata al tentativo di evitare che le consistenti forniture di armi in arrivo dall'Occidente raggiungano le prime linee del Donbass e gli altri fronti aperti. Non a caso la ripresa degli attacchi russi su Kiev risale allo scorso 6 giugno. Quel raid missilistico arriva, dunque, pochi giorni dopo le dichiarazioni della Casa Bianca che annunciavano il via libera al pacchetto di nuove forniture del valore di 700 milioni di dollari comprendenti, tra l'altro, i primi 4 sistemi missilistici a lunga gittata Himars. Un attacco accompagnato dalle dichiarazioni, neanche troppo criptiche, con cui il presidente Vladimir Putin spiegava che ogni fornitura di missili, armi, o carri armati compresa nel nuovo pacchetto di aiuti sarebbe stata accompagna da «attacchi su obbiettivi mai colpiti prima». E visto che di missili a lunga gittata si parla, Mosca sceglie di affidarsi alle proprie testate per neutralizzare il maggior numero di forniture americane e occidentali.
Un'escalation intensificatasi, non a caso, con l'avvicinarsi dei sistemi Himars alle prime linee del fronte. Le date sono ancora una volta assai esplicite. Il 23 giugno il ministro della difesa ucraino Oleksii Reznikov annuncia con un tweet di ringraziamenti indirizzato all'omologo americano Lloyd J. Austin l'arrivo dei sistemi Himars sulle prime linee del fronte meridionale. Neanche 72 ore dopo parte la salva di missili che nelle prime ore di domenica colpisce la capitale. Nel frattempo però i primi missili a lunga gittata Himars iniziano a bersagliare le posizioni russe lungo quelle prime linee di Kherson dove le forze ucraine tentano un'offensiva. «Gli artiglieri delle forze armate ucraine hanno dimostrato la loro capacità colpendo alcuni obbiettivi militari nemici sul nostro territorio» - conferma in un video diffuso lunedì 27 il capo di stato maggiore ucraino generale Valerii Zaluzhnyi. E per tutta risposta parte l'attacco che colpisce Kremenchung.
La strategia russa ha ovviamente un doppio risvolto. Pur non puntando a colpire direttamente obbiettivi civili, fa capire che ogni tentativo di nascondere o immagazzinare le forniture all'interno dei centri urbani mette a rischio le popolazioni circostanti. E infatti, ieri, il ministero della Difesa russo ha diffuso le immagini, con tanto di coordinate, del centro commerciale e dell'attiguo stabilimento industriale in disuso trasformato, secondo le informazioni di Mosca, in centro di raccolta per le armi occidentali. Ma ovviamente l'obbiettivo più esplicito resta quello d'impedire che i sistemi lanciamissili raggiungano le prime linee del fronte.
E questo comporterà inevitabilmente l'aprirsi di un doppio fronte con i missili a lunga gittata russi e ucraini pronti a colpire non solo le prime linee, ma anche tutte le zone delle retrovie vitali per la logistica e i rifornimenti
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