La mossa sul Rosatellum per uscire dall'impasse

I tre leader fanno muro contro Di Maio e ora valutano la modifica della legge elettorale in senso maggioritario

La mossa sul Rosatellum per uscire dall'impasse

Roma Un vertice lampo, un messaggio chiaro - «il premier spetta a noi» - la conferma della coesione ritrovata.

La vera novità del vertice di centrodestra ad Arcore è la velocità. I leader di Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia si vedono da soli, senza altri dirigenti e collaboratori (è Giorgia Meloni a scrivere il comunicato), per circa un'ora e concordano nel dettaglio il comunicato finale che preannuncia un secondo giro «muscolare» di consultazioni. Silvio Berlusconi, Matteo Salvini e Giorgia Meloni non scelgono certo formule interlocutorie e dalla sfumature cangianti, modello Prima Repubblica. Al contrario usano frasi comprensibilissime e non equivocabili.

Battono forte sul tasto dell'unità della coalizione. Ribadiscono che il presidente del Consiglio spetta ai partiti della coalizione, come recita la nota ufficiale e non necessariamente a Matteo Salvini, che pure resta il candidato più naturale. Una svolta in fondo annunciata dallo stesso leader leghista che aveva sempre detto chiaramente che non avrebbe avuto un approccio modello «o me o il diluvio», anche se - in base ai patti - spetta sempre a lui l'indicazione del candidato premier.

I tre leader del centrodestra concordano che la delegazione congiunta che si presenterà al secondo giro di consultazioni al Quirinale, proporrà a Sergio Mattarella la formazione di un governo a guida centrodestra. Berlusconi e Meloni ritengono possibile presentarsi in Parlamento e chiedere i voti necessari alla fiducia su una base programmatica definita. Una proposta avanzata da Giorgia Meloni nei giorni scorsi: quella di un governo di centrodestra che affronti la prova dell'aula e cerchi, su alcuni punti i consensi mancanti. Insomma «siamo noi a porre le condizioni» e non accettiamo più i giochi di potere del Movimento Cinque stelle. Su questo punto, però, Salvini si mostra prudente e sembra credere poco alla possibilità di partire senza una maggioranza predefinita.

C'è un'altra proposta che viene esaminata durante il vertice di centrodestra: quella di affrontare la riforma del Rosatellum, con l'introduzione del premio di maggioranza, nell'ambito della Commissione speciale per gli atti urgenti, a cominciare dal Def. Sul punto, sollevato con forza da Giorgia Meloni e appoggiato anche da Salvini, ci sarebbe un via libera di massima dei tre leader. La questione verrà, pertanto, sollevata nella conferenza dei capigruppo. Un segnale lanciato anche in chiave tattica perché nella partita a scacchi e nella guerra di nervi con il Movimento Cinquestelle si vuole far capire in maniera chiara che non si intende tenere viva a tutti i costi la legislatura, ma che il ritorno alle urne non può essere escluso se non si creeranno le condizioni per governare davvero e di farlo come centrodestra unito. Questo a meno che il Movimento Cinque stelle non decida di uscire dalla logica dei veti, sporcandosi le mani con una partecipazione governativa con il centrodestra.

Naturalmente la mediazione con M5s sarà un onere che si assumerà soprattutto il Carroccio.

Su un eventuale nome per la premiership «credo sia giusto che tutti i protagonisti comincino a ragionarci» dice il braccio destro di Salvini Giancarlo Giorgetti, capogruppo della Lega, a Lucia Annunziata a «Mezz'ora in più. Io auspico ancora che sia Salvini ma ha già spiegato di essere pronto a un segnale di responsabilità».

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