«Io, Robert Gabriel Mugabe, in base alla sezione 96 della Costituzione dello Zimbabwe, presento formalmente le mie dimissioni, con effetto immediato».
Con questa lettera, consegnata ieri al presidente del Parlamento, il 93enne leader africano ha posto fine alla sua lunga storia di potere. A capo dello Stato africano ininterrottamente dal 1980, anno in cui lo Zimbawe si è visto riconoscere l'indipendenza a livello internazionale, Mugabe ha rassegnato le dimissioni poco dopo essere stato messo sotto impeachment dal Parlamento, proprio per il suo rifiuto di lasciare il potere.
La parabola discendente del Vecchio Elefante inizia un paio di settimane fa, con il licenziamento del vice Emmerson Mnangagwa, probabile successore alla guida del partito e del Paese. Dietro questa manovra c'è la mano della moglie di Mugabe, la 52enne Grace. Conosciuta anche come Gucci Grace per la sua passione per il lusso, la donna vuole prendere il potere e sbarazzarsi del rivale più pericoloso. Non mette però in conto che l'esercito, che è sempre stato una delle colonne portanti del regno di Mugabe in questi decenni, si possa ribellare al tentativo di esautorare Mnangagwa, una vita passata a fianco dell'oramai ex presidente di cui ha condiviso lotte militari e disegni politici. Una settimana fa il capo delle forze armate parla in tv dicendo che l'esercito è pronto per difendere la rivoluzione. Detto, fatto: il 15 novembre muove sulla Capitale prendendo il potere. Mugabe viene messo agli arresti domiciliari e comincia così una fase di trattative serrate con l'esercito per definire la sua uscita di scena. Lo stesso suo partito, il Zanu-Pf, dà tempo al presidente fino alle 12 di lunedì per dimettersi. Mugabe pare arroccarsi e non getta la spugna, fino all'epilogo di ieri, che pone fine a 37 anni di potere.
Dopo l'annuncio (insperato) delle dimissioni migliaia di persone sono scese in strada a festeggiare. Clacson e danze tra le vie di Harare. Anche in Parlamento si sono verificate scene di giubilo: parte del partito appoggia ancora Mugabe ed è alto il rischio di scontri con l'esercito e i sostenitori del vice Mnangagwa (il Coccodrillo). Che ora ritorna in pole position per guidare il Paese.
Dopo essere riparato all'estero temendo per la propria vita, Mnangagwa è il più probabile successore di Mugabe. Il presidente del Parlamento, Jacob Mudenda, ha dichiarato che sta lavorando per trovare un nuovo leader entro oggi. Non è ancora chiaro se saranno indette delle nuove elezioni. Le dimissioni di Mugabe sono state definite da Theresa May «un'opportunità per plasmare un nuovo percorso libero dall'oppressione».
Lo Zimbabwe, fino all'indipendenza, ha fatto parte dell'impero coloniale britannico, divenendo durante il quarantennio di potere di Mugabe uno degli Stati più poveri dell'Africa: iperinflazione, un tasso di disoccupazione del 90%, oltre l'80% delle persone sotto la soglia di povertà.
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