Multe cancellate in cambio di cene

Scoperte 3 vigilesse che agivano manomettendo il software

Multe cancellate in cambio di cene

Milano Le multe cancellate in cambio di una ceretta o un pranzo. Ieri sono finite in carcere tre donne appartenenti alla polizia locale di Milano, una agente e due impiegate. Sono accusate, a vario titolo, di accesso abusivo a sistema informatico, frode informatica ai danni della Pubblica amministrazione, falso materiale commesso da pubblico ufficiale e corruzione. L'inchiesta, coordinata dai pm Ilda Boccassini e Carlo Scalas e partita nel gennaio del 2018, è stata condotta dal Nucleo investigativo dei carabinieri e dalla stessa polizia locale.

Le tre vigilesse si offrivano di far sparire le multe accumulate o di far accedere i multati alla possibilità di pagamento ridotto nonostante i termini già scaduti. In cambio ricevevano denaro o favori, anche piccoli, come cene e trattamenti estetici. I casi accertati dalle indagini sono 33. Tutti i beneficiari dell'aiutino delle dipendenti pubbliche sono indagati. La somma sottratta alla Pa sarebbe di 31mila euro. Le case e gli uffici delle arrestate sono stati perquisiti. Le tre donne (l'agente ha 56 anni, le impiegate 58) agevolavano persone della loro cerchia di conoscenze, contattate grazie al passaparola. Si accordavano per telefono, incontravano il multato per la consegna di documenti e denaro e poi intervenivano sul sistema informatico che gestisce i pagamenti delle multe che i cittadini fanno presso operatori esterni come tabaccai e ricevitorie. Le vigilesse inserivano i dati del loro amico in un format con quelli di un cittadino che aveva pagato. L'ipotesi investigativa è che si intascassero i soldi che i furbetti consegnavano per pagare almeno una parte di contravvenzione. Nelle perquisizioni sono stati trovati 4mila euro in contanti. «L'ufficio sanzioni - spiega Marco Ciacci, comandante della polizia locale - gestisce 8,5 milioni di multe l'anno. Ci sono sistemi anti corruzione, sicuramente migliorabili. Parliamo di casi isolati di dipendenti infedeli, da colpire con fermezza». A sporgere denuncia ai carabinieri di Rozzano è stato Domenico Palmieri, ex sindacalista che ha patteggiato tre anni e quattro mesi nell'ambito del caso sui referenti lombardi del clan mafioso dei Laudani.

Palmieri ha spiegato di essere stato contattato da un sindacalista dei vigili (nessuno dei due è indagato) che gli ha detto di avere una collega che poteva risolvere il suo problema: fargli pagare solo la metà dei 2.500 euro di multe che aveva accumulato.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica