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Bari, l'inchiesta: "Municipalizzata asservita agli interessi del clan"

L'inchiesta evidenzia infiltrazioni mafiose nell'azienda trasporti del Comune: "Anche assunzioni in cambio di voti"

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La lotta ai clan è una cosa seria, dicono gli amministratori nazionali Pd a sostegno del barese Antonio Decaro, sindaco della città al centro dell'inchiesta della Dda su presunte infiltrazioni della mafia nella municipalizzata dei trasporti Amtab. Ma anche le carte dell'inchiesta che dura da quattro anni riguardano una minaccia seria: «Le attività d'indagine svolte hanno palesato gravi e reiterate condotte estorsive poste in essere dagli uomini del clan Parisi in danno dell'azienda». Eccolo, il capo d'accusa che pende sull'amministrazione a guida Pd e che ha portato i giudici della sezione Misure di prevenzione del tribunale di Bari a commissariare la società controllata al 100% da Comune. Secondo i pm della Dda di Bari «l'effettivo asservimento di alcuni settori della vita amministrativa dell'ente alle esigenze della organizzazione del clan Parisi». Dunque, era in atto un tentativo di condizionare «la più grande azienda municipalizzata della Regione Puglia assecondando gli interessi di una delle più potenti consorterie criminali della provincia di Bari», grazie alla «tolleranza di fatto» dei suoi amministratori, in assenza di «un effettivo sistema di controlli».

Al netto delle intercettazioni telefoniche e delle indagini, c'è un dato che balza all'occhio: l'Amtab era «un vero e proprio ufficio di collocamento per numerosi soggetti vicini al sodalizio criminale in parola per essere parenti o soggetti legati a vario titolo al capo mafia Savino Parisi». Un dato empirico, che ha trovato conferma non solo nelle intercettazioni telefoniche ma «già nella sola consultazione delle banche dati a disposizione delle forze dell'ordine». Ma l'aspetto più preoccupante secondo gli investigatori è che il reclutamento in Amtab «oltre al personale tornaconto economico per gli esponenti del clan, si è rivelato un utile strumento per affermare prestigio e potere». Pensare che la cosa pubblica sia «cosa loro», degli affiliati del quartiere Japigia legati al clan Parisi, è il peggiore messaggio che può passare. Ma tant'è.

Il cuore del problema è: l'amministrazione sapeva delle infiltrazioni? È complice? C'è una relazione tra la promessa elettorale e l'effettiva assunzione dei sodali del clan Parisi? «Ci dissero di votare per Decaro (allora assessore ai Trasporti, ndr) e che Massimo Parisi (fratello del boss Savino, ndr) sarebbe stato assunto», cosa che avvenne effettivamente qualche mese dopo la campagna elettorale. Possibile? A dirlo ai pm è Nicola De Santis detto il pezzato, pentito che collabora dal 2017. Quattro anni fa dichiarò di essere stato assunto all'Amtab nel 2004 come autista («ero gli occhi del clan Parisi»). Massimo Parisi «si era impegnato nelle campagne elettorali di Decaro tra il 2008 e il 2010», pochi mesi prima del concorso per autisti organizzato dallo Studio Staff di Roma. Una selezione truccata, dice il pentito, che avrebbe «agevolato molti candidati con il trucco del cambio del codice a barra», un meccanismo che avrebbe «agevolato soggetti non preparati che usufruivano dei risultati positivi di altri». Le garanzie secondo De Santis «le avrebbe fornite Nuzio Lozito, all'epoca direttore Amtab».

È da qui che la commissione d'accesso mandata dalla Prefettura e dal Viminale probabilmente inizierà ad indagare.

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