"Muori come Martina". Docente minaccia la figlia della Meloni. Sarà licenziato

È un insegnante campano delle scuole superiori. Arriva la solidarietà bipartisan

"Muori come Martina". Docente minaccia la figlia della Meloni. Sarà licenziato
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L'ultimo «leone da tastiera» è quello che meno ti aspetti. L'hater che sui social ha augurato alla figlia della premier la stessa sorte di Martina, la ragazzina uccisa dal suo ex fidanzato a colpi di pietre in testa (testuale: «Auguro alla figlia della Meloni la stessa sorte della ragazza di Afragola»), è un docente di un istituto superiore. Uno che quotidianamente sale in cattedra per aiutare i ragazzi a formarsi e a preparasi per la vita adulta. Il suo profilo è stato prontamente bloccato ma il post ha fatto in tempo a sconvolgere l'opinione pubblica e quella del mondo politico.

«Questo non è scontro politico - scrive la Meloni sui social -. È qualcosa di più oscuro, che racconta un clima malato, un odio ideologico, in cui tutto sembra lecito, anche augurare la morte a un figlio per colpire un genitore». «Ed è contro questo clima violento che la politica, tutta, dovrebbe sapersi unire», aggiunge la premier che solo due giorni fa aveva raccolto l'appello della leader del Pd Elly Schlein per un disegno di legge da costruire insieme per combattere il fenomeno in allarmante crescita dei femminicidi. Dopo l'intervento della Polizia postale, sono scattate le indagini per individuare l'autore del messaggio. Si tratta di un professore di un istituto superiore napoletano contro il quale l'Ufficio regionale scolastico ha avviato un procedimento disciplinare che potrà portare al licenziamento.

«La figura del docente è di straordinaria importanza nella formazione dei giovani, non solo nell'impartire saperi ma anche nell'educare al rispetto verso gli altri - commenta il ministro dell'Istruzione, Giuseppe Valditara -. Proprio a tutela della stragrande maggioranza degli insegnanti che tengono atteggiamenti esemplari, non possiamo più tollerare comportamenti di singoli che sui social o in pubblico tradiscono quel decoro e quella dignità che devono caratterizzare una professione così delicata». Il Ministero dell'istruzione, annuncia una nota, sanzionerà «attraverso i suoi organi competenti quanti per i loro atti non sono degni di far parte della scuola». Nello stesso giorno, tra l'altro, fa notizia anche un secondo «leone da tastiera» che ha pubblicato un post con inquietanti, se pur velate, minacce all'indirizzo delle figlie (citate per nome) del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi.

L'allerta è massima assicurano dal Viminale e arriva anche una nota di solidarietà a premier e ministro dall'Associazione nazionale funzionari di polizia. «Tali atti non possono essere derubricati a semplici intemperanze verbali - spiega il segretario dell'associazione, Enzo Letizia -. Sono manifestazioni di violenza che, sfruttando la visibilità e la velocità di diffusione dei social media, alimentano sentimenti d'odio e polarizzazione, generando un clima ostile e pericoloso per la convivenza civile».

Inutile dire che la premier ha ricevuto la solidarietà di quanti lavorano al suo fianco e bipartisan da rappresentanti della maggioranza e dell'opposizione. Di parole «aberranti e violente e di «minacce ignobili, vergognose, schifose» parla il segretario della Lega Matteo Salvini nel suo messaggio di solidarietà alla Meloni, mentre Antonio Tajani si dice «inorridito» dalla violenza del messaggio e aggiunge: «È da vigliacchi».

«Sono passato anch'io per orribili e inaccettabili minacce ai figli - scrive Giuseppe Conte -: un imbarbarimento che non auguro a nessuno. Piena solidarietà a Meloni e a Piantedosi».

Solidale pure il ministro della Funzione pubblica Paolo Zangrillo («Attaccare una bambina per colpire la madre è un gesto disumano»), la leader dem Schlein («Orrende e inaccettabili le minacce sui social ai figli di Meloni e Piantedosi»), Angelo Bonelli di Avs («la mia solidarietà e vicinanza a Meloni»), e Carlo Calenda di Azione («Solidarietà alla Meloni per le infami minacce»).

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