Il muro del centrodestra ha qualche crepa Vacilla ma non crolla

Prove tecniche di alleanza tra Forza Italia, Ncd, Fratelli d'Italia e Popolari. Diserta la Lega. Toti: «L'accento su ciò che ci unisce»

Il muro del centrodestra ha qualche crepa Vacilla ma non crolla

Il muro di Berlino che crolla. Scorrono le immagini intorno a quel 9 novembre 1989 che ha segnato la fine del comunismo, un prima e un dopo nella storia del mondo. Sono più le cose che uniscono o quelle che dividono? La domanda è un po' il leit motiv del pomeriggio milanese in cui il centrodestra prova a ritrovarsi unito. E il ricordo di quel muro è un luogo in cui schierarsi a fianco. Insieme, a Ovest. «Noi siamo sempre stati dalla parte giusta della storia. Il Muro è crollato travolgendo gli altri. Adesso il nostro muro di Berlino è il Comune di Milano» dice Giovanni Toti, il consigliere politico che apre la maratona oratoria per Forza Italia.

Difficile dire se il passato è sufficiente a costruire un futuro. L'obiettivo dichiarato da tutti è costruire un'alternativa a Matteo Renzi che sia ancorata nei valori di centrodestra. Questa giornata organizzata dalla Fondazione Alleanza nazionale è un tentativo in quella direzione. E non è un caso se a disertare l'appuntamento in cui si ritrovano gli azzurri, i centristi di Ncd, Udc e Popolari per l'Italia, gli ex An di Fratelli d'Italia e della Destra, è proprio la Lega. Il presidente della Regione, Roberto Maroni, dà forfait. E anzi scatena una polemica a distanza, definendo «violenza fascista» l'assalto dei centri sociali a Matteo Salvini. «Centri sociali comunisti, non fascisti» si indigna Francesco Storace. Insomma, l'intesa tra le ali estreme non è poi così facile.

All'appello non manca nessuno e tutti chiedono politiche alternative a quelle di Renzi. E però sembra che questo desiderio di unità sia frenato da polemiche difficili da archiviare. C'è il «ribelle» Raffaele Fitto, che si concentra su tematiche interne al partito più che sulla costruzione di nuove alleanze: chiede un luogo per confrontarsi con Silvio Berlusconi sulla legge elettorale. C'è l'ex ministro Mariastella Gelmini, da coordinatrice regionale impegnata in un corpo a corpo con la Lega, che non spalanca le braccia a Ncd. E polemizza con un battagliero Roberto Formigoni, oratore dai toni antiberlusconiani: «Dobbiamo essere schietti: nel vostro partito non c'è piaciuta la gara a chi prendeva più le distanze dal nostro presidente». Critiche che non chiudono il dialogo: «Renzi traveste da centrodestra provvedimenti di sinistra». C'è Laura Ravetto: «No a un'opposizione a due o tre punte. Dobbiamo essere uniti per essere alternativi».

Accordo da far ripartire al centro. «Da quando siamo divisi non tocchiamo più palla in questo Paese. Mettiamo l'accento su ciò che unisce invece che su ciò che ci divide» dice Toti. E ancora, rispondendo a una richiesta esplicita di un allarmato La Russa: «Credo che Forza Italia debba farsi carico delle esigenze dei possibili alleati di centrodestra per la legge elettorale. Io sarei favorevole» azzarda. Un modo di tranquillizzare i partiti più piccoli, sgomenti davanti alla soglia del 5%. In sintonia anche Maurizio Lupi. Il ministro del governo Renzi parla di alternativa: «Fino all'ultimo dobbiamo vedere se possiamo costruire una proposta seria e alternativa a Renzi.

Se partiamo dalle cose che ci uniscono, possiamo trovare una strada per un lavoro in vista delle politiche. Se permangono i veti, il rischio è di vedere vent'anni di storia sparire lentamente». In questa sala nessuno lo vorrebbe davvero.

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