Politica

Muro contro muro sulla legge elettorale Salvini propone il ritorno al Mattarellum

Pd e 5s per il proporzionale. Giovedì la Consulta decide sul referendum

Carmelo Caruso

Chi teme di perdere è per una legge elettorale che faccia pareggiare mentre chi è sicuro di vincere è per una legge che lasci governare. E dunque, i partiti di governo sono per il ritorno a un sistema proporzionale, ma riverniciato con una soglia di sbarramento del cinque per cento (lo chiamano Germanicum o Brescianellum, dal deputato del M5s, politologo per caso, Giuseppe Brescia) e i partiti dell'opposizione sono per il maggioritario (Mattarellum), sistema che premia la coalizione più votata e che facilita il bipolarismo.

A pochi metri dalle elezioni di Emilia-Romagna e Calabria, elezioni che potrebbero provocare la fine anticipata dell'esecutivo, si accende la controversia sulle regole del gioco. E ciascuno vuole le sue. A rendere esplicita la preferenza per il Mattarellum, vecchia legge che è stata accantonata, è la Lega di Matteo Salvini che ieri ha dichiarato: «Sosteniamo il Mattarellum, legge elettorale già sperimentata, efficace, garanzia di stabilità e serietà. Niente passi indietro di trent'anni col proporzionale che resuscita venti partiti e partitini». È la legge che rende forti i partiti deboli ed è quella che inseguono Pd e M5s. «Ovviamente temono la competizione maggioritaria nei collegi uninominali che ci vede partire favoriti» rivela Riccardo Molinari, che della Lega è deputato e professore di sistemi elettorali. La Lega non è da sola.

Se Salvini giudica il proporzionale un salto indietro nel tempo, per Giorgia Meloni, leader di Fdi, pensare di ripristinarlo è «da barricate»: «Riproporre il proporzionale è scandaloso. Se uno come Franceschini rivendica la volontà di fare i governi in Parlamento, è chiaro che sono pronti a tutto. Vorrebbero un'eterna ingovernabilità per poter essere sempre al centro, contro la volontà dei cittadini». Come si capisce, un accordo, al momento, è impensabile e l'argomento finisce per alimentare i dispetti. Chiamato in causa dalla Meloni, Franceschini è infatti salito in cattedra per consigliare ripassi e per difendere una legge a lui speculare perché favorirebbe l'alleanza Pd-M5s: «Ho letto una intervista di Giorgia Meloni che giudica vergognoso che io proponga la formazione dei governi in Parlamento. Datti una ripassatina alla Costituzione». La boria del ministro non è piaciuta a Maria Stella Gelmini di Forza Italia («Franceschini tifa per l'ingovernabilità») anche lei avversaria del proporzionale nient'altro che «un modo come un altro per galleggiare, garantire al Pd una fetta permanente di potere e governare a prescindere».

Intanto si aspetta, il 15 o 16 gennaio, la Consulta. Dovrà stabilire l'ammissibilità del referendum promosso dalla Lega per abrogare la parte proporzionale della legge in vigore (Rosatellum). Rimarrebbe così una legge maggioritaria pura, opposta ai voleri Pd e 5S.

Insomma, si chiamano sistemi elettorali ma, in realtà, sono i birilli che ogni partito posiziona per ostacolare la corsa dell'altro.

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