«Con la crisi che c'è in Italia dove lo trovo il lavoro? Preferisco rifiutare i 5mila euro e che mi trovino loro il lavoro, che i soldi me li faccio da solo».
I «5mila euro» a cui si riferisce questo rom, accampato da quattro mesi nell'auditorium «Fabrizio De Andrè» di Scampia, sono quelli che l'amministrazione comunale è disposta a garantirgli purché lasci la struttura e si cerchi un'altra sistemazione (legale). Quando parla di «loro» indica invece il sindaco, gli assessori comunali e tutti quelli che, da sinistra, in questi dieci anni, hanno offerto copertura e libertà di manovra alle comunità sinti di Napoli. Che ora, senza più aree libere dove insediarsi, si ribellano e pretendono il «posto», come nella più classica delle tradizioni (cattive) partenopee.
«Dicono che dobbiamo trovarci una sistemazione, un lavoro, dobbiamo mandare i bambini a scuola, facendoci la nostra vita continua a reclamare il rom . Ma cosa facciamo con 5mila euro? Ci stanno trattando come animali».
Fino a qualche mese fa, lui e gli altri 49 occupanti, che vivono nell'impianto di proprietà di Palazzo San Giacomo, erano «residenti» nella baraccopoli di Via Cupa Perillo, sgomberata dall'Asl e dalla magistratura oltre che da un incendio. I nomadi dovevano essere trasferiti nell'ex Caserma «Boscariello», a pochi chilometri di distanza. E il primo cittadino Luigi de Magistris aveva assicurato che tutto sarebbe stato completato entro il 31 dicembre 2017. Ma la sollevazione popolare ha frenato la «migrazione», facendola arenare quasi del tutto. Per questo, Giggino ha deciso di utilizzare come campo di fortuna l'edificio dedicato al cantautore genovese, riaperto dodici anni fa per portare cultura e arte nei territori della camorra e del narcotraffico, e poi di tentare la carta del finanziamento a fondo perduto. Senza però sortire alcun effetto. Racconta infatti una donna: «Oggi ci hanno proposto 5mila euro per andare avanti, per pagare un affitto, ma con 9 figli non posso farlo. Io non accetterò questi 5mila euro perché dopo mi ritroverò di nuovo per strada. Se avessi un lavoro sarebbe diverso».
Qualcuno degli occupanti è andato oltre nelle rivendicazioni. «Se sono solo 5mila euro, e poi più nulla, rifiuterò spiega un giovane padre di famiglia diverso è se ci fosse un aiuto costante del Comune». Aumentare frequenza e livello del contributo economico è pressoché impossibile. L'amministrazione arancione ha i conti in rosso. Dovrà aderire al salva-Comuni per evitare il crac, e proprio ieri il Tribunale fallimentare ha dato disco verde all'ammissione dell'Azienda napoletana mobilità al concordato preventivo per provare a sviluppare un piano di rientro per gli oltre 200 milioni di euro di debiti accumulati. Quindi, dall'Ente municipale la proposta sui 5mila euro è secca: prendere o lasciare. A occhio e croce, quasi tutti diranno no.
Non a caso, un'altra donna rincara la
dose: «Per 30 anni non abbiamo mai chiesto un euro a nessuno, ma adesso abbiamo perso tutto e per ripartire da zero ci vuole del tempo. Mi vergogno di dormire con mia figlia di 19 anni nella stessa stanza, non è giusto».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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