Lo scrittore Antonio Scurati venerdì si è dimesso dall'incarico di Presidente dell'ente culturale di Ravello - che dipende dalla Regione Campania - a sole due settimane dalla nomina. Non sapremmo dire se in modo più plateale o più coraggioso. Era del resto l'ora delle decisioni irrevocabili. Nel pomeriggio infatti era successo che il governatore Vincenzo De Luca, pur senza fare riferimenti precisi, ma diciamo così: alludendo, aveva parlato di tensioni dentro la Fondazione Ravello. Sembra che il Presidente della regione non abbia gradito l'inserimento nel programma del Ravello Festival di un paio di nomi fatti da Scurati: il ministro della Salute Roberto Speranza e lo scrittore Roberto Saviano.
Ora: noi non sappiamo come siano andate davvero le cose. E ognuno, come sempre, darà la propria versione.
Gli avversari di De Luca accusano il governatore-satrapo di volere sempre imporre la propria linea, e fare della Regione un sultanato aperto agli amici e chiuso ai nemici.
I fan di Scurati e Saviano - scrittori di primissima fila, bestselleristi, colleghi al Corriere della sera, intellettuali di lotta e di festival -invocano la libertà di pensiero e rivendicano la scelta di dignità.
Scurati mostra la faccia offesa, mascella tesa. Saviano usa il sarcasmo, citando Gomorra e camorra.
E la Fondazione Ravello fa invece timidamente presente che la politica non c'entra, né c'entrano i nomi degli ospiti: semplicemente Scurati non ha condiviso il suo programma con il Consiglio di Indirizzo, scavalcando ruoli e funzioni istituzionali.
Chi ha ragione? Chi ha strumentalizzato chi? Cosa è successo davvero a Ravello?
L'impressione, considerando che le lotte peggiori, anche fratricide, non avvengono mai per motivi ideologici ma solo squisitamente personali, è che si sia di fronte al solito, inguaribile, insopportabile narcisismo della Sinistra italiana - così provinciale, così permalosa, così rissosa - travestito da lotta politica.
E così c'è uno scrittore premio Strega, nell'ambiente considerato tanto bravo quanto antipatico, il quale - forse per eccesso di protagonismo - decide ospiti e programmi senza consultare l'organizzazione del festival.
C'è un altro scrittore, forse meno bravo del primo ma probabilmente ancora più antipatico, bravissimo a fare polemiche vittimistiche.
C'è un politico di ferro, e in questo molto di sinistra, al quale piace confondere il governare col comandare, e che mal sopporta l'autonomia intellettuale.
Poi c'è chi - ancora più tipico della sinistra - non vede l'ora di parlare sui social e sui giornali di nuovi martiri della libertà. «La cultura deve essere libera!» (sì, giusto: ma prima deve esserci qualcuno che paga).
E infine un segretario del Partito democratico che - per non passare in secondo piano nella polemica -
ha già invitato Scurati e Saviano alla prossima Festa nazionale del Pd. Anche se, per non sembrare troppo poco di sinistra, non caccerà certo De Luca dal Partito. Loro sono bravissimi a tenere insieme censori e censurati.
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