Mater semper certa? Sì, ma adesso oltre che certa è - anzi sono - anche plurale.
È nato il 9 aprile, in Grecia, il primo bambino in Europa «figlio» di tre genitori. Ossia con il Dna proveniente da tre persone diverse: i due genitori naturali e una donatrice. Pesa 2,9 kg e gode, spiegano i dottori, di ottima salute, così come la mamma 32enne. È stato concepito con la fecondazione in vitro e il sistema spindle transfer, utilizzando due ovuli - quello materno e quello appunto della donatrice - e il seme del padre. Era già successo in Messico nel 2016, sempre a inizio aprile, quando una coppia giordana aveva messo al mondo, con la stessa tecnica, un bambino grazie al contributo di una donatrice. In quel caso il trattamento genetico era stato effettuato da una equipe statunitense, che si era spostata in Messico per sfuggire ai vincoli della legislazione Usa: «Qui non ci sono regole», aveva spiegato il dottore responsabile della prima nascita.
Ora tocca alla Grecia, ma anche in Spagna e in Gran Bretagna ci sono team medici che si dicono pronti a mettere in campo la tecnica, che permette di evitare la trasmissione di malattie mitocondriali ma aumenterebbe anche, e di molto, le possibilità di successo per la fecondazione in vitro. La mamma greca, per esempio, aveva tentato per quattro cicli, invano, di restare incinta, e solo con la tecnica dei tre Dna è riuscita nell'intento, nonostante i numerosi interventi per endometriosi che aveva dovuto affrontare negli anni passati.
La novità, ovviamente, è di quelle destinate a far discutere, la tecnica è controversa e i dubbi etici molteplici come i genitori «genetici». L'ovocita è ottenuto sostituendo il nucleo della madre naturale a quello dell'ovulo della donatrice, che però ha mitocondri sani. E dunque, secondo i medici, anche se il Dna è triplo, aspetto fisico e carattere del nascituro deriverebbero esclusivamente dai genitori.
Un sistema «semplice» per «bypassare le mitocondriopatie», spiega all'Adnkronos il genetista Bruno Dallapiccola, direttore scientifico del Bambino Gesù di Roma, chiarendo che il metodo è «ormai alla portata di tutti i laboratori che fanno trattamenti di fecondazione in vitro». Ma anche se pare che non vi siano problemi di sicurezza, Dallapiccola ammette che il metodo «genera un profondo dibattito bioetico, che potrebbe non avere mai fine, perché bisogna capire a che livello le persone e la società di oggi sono pronte ad accettare che un bambino possa avere tre genitori».
Perché, caratteristiche fisiche o meno, la donatrice sarà comunque geneticamente imparentata con il neonato. E, conclude il direttore sanitario dell'ospedale Bambino Gesù, «la difficoltà non è però tecnica, quanto fortemente etica, e con diverse sfaccettature che difficilmente potranno essere risolte».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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