Cronache

Naufraga nell'Egeo il barcone delle donne: ventisei cadaveri sbarcati al porto di Salerno

Con le vittime anche 375 sopravvissuti. Il prefetto: «Consideriamoli omicidi»

Naufraga nell'Egeo il barcone delle donne: ventisei cadaveri sbarcati al porto di Salerno

Ventisei carri funebri con il bagagliaio aperto, in fila come soldatini silenziosi al porto di Salerno. Uno per ogni donna morta in quello che sarà ricordato come il naufragio delle femmine, una pagina tra le tante di quel romanzo senza lieto fine che è l'immigrazione selvaggia. Le donne, probabilmente tutte nigeriane, sono morte nell'Egeo, dove è affondato il gommone scalcagnato su cui si stavano dirigendo verso le coste europee. La nave spagnola Cantabria, appartenente al dispositivo Eunavformed, ha individuato l'imbarcazione in difficoltà ed è intervenuta, recuperando i 375 vivi (tra cui nove donne incinte) e le 26 morte e ha portato tutti nel porto campano, dove è scattata la differente accoglienza per gli uni e le altre, un posto in terra ai primi e sotto terra alle seconde. Il prefetto salernitano Salvatore Malfi ha mobilitato i sindaci di tutta la provincia per trovare chi avesse spazio per la sepoltura delle povere donne. Che alla fine - dopo un primo passaggio all'obitorio di Salerno per un esame esterno e per verificare con un tampone se ci sia stato anche l'estremo oltraggio di una violenza sessuale - finiranno in nove nel cimitero del capoluogo e le altre a Baronissi, a Battipaglia, a Cava de Tirreni, a Montecorvino Rovella, a Pellezzano, a Contursi Terme, a Sala Consilina, a Petina, a Sassano, a Montesano sulla Marcellana, ad Atena Lucana, a Polla, a Pontecagnano, in luoghi lontanissimi da qualsiasi pronuncia immaginabile e da qualsiasi sogno per questi anonimi corpi ormai sconosciuti alla vita. Una diaspora della morte dopo la diaspora della speranza disperata.

Un lavoro triste, una partita doppia del dolore in cui il passivo si somma al passivo. Ed è il prefetto a tenere questa contabilità delle lacrime che nessuno versa. «Abbiamo già avuto altri morti - sillaba Malfi - ma su questa nave sarà tutto più complicato, anche come impatto morale. Siamo ancor di più in stretta collaborazione con la Procura perché i ventisei corpi potrebbero essere ventisei omicidi. Quello che va fatto, per esigenze di giustizia, andrà fatto. Che qualcuno abbia fatto morire queste donne e non sia stato un fulmine arrivato dal cielo è una cosa ovvia».

Sulla nave spagnola ieri mattina tra i primi a salire c'è stato il pm Luca Masini che indaga sulla vicenda. Le prime ricostruzioni portano a ipotizzare che le ventisei donne siano morte annegate. Si sarebbero trovate a bordo di un gommone dopo l'affondamento del barco, che sarebbe a sua volta naufragata. Gli uomini a bordo se la sarebbero cavata, loro no, dando una plastica e orribile dimostrazione che Charles Darwin aveva ragione con la sua maledetta lotta per la sopravvivenza che punisce i deboli e lascia vivi i forti.

Quello che sembrerebbe escluso è che nell'episodio ci sia un collegamento con la tratta delle donne: «Le tratte seguono altre dinamiche e altri canali - dice il prefetto Malfi -. Caricare le donne su un barcone sarebbe un investimento rischioso che i signori delle tratte non farebbero, potendo perdere la merce, come la chiamano loro, in un solo colpo». Durissimo Matteo Salvini: «Salerno.

Quanti altri morti e quanti altri miliardi sprecati? Altro sangue sulla coscienza dei buonisti», twitta il leader leghista.

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