
L'equipaggio della Madleen, il veliero della Freedom Flotilla salpato dalla Sicilia e in viaggio verso la Striscia di Gaza con a bordo Greta Thunberg e l'obiettivo di consegnare aiuti umanitari, ieri ha registrato interferenze al suo segnalatore, mentre Israele si è detto pronto a intervenire per bloccare la nave. Al suo interno tra i 12 attivisti ci sono anche il brasiliano Thiago Avila, e Rima Hassan, europarlamentare franco-palestinese. «Ci troviamo a circa 160 miglia nautiche da Gaza. Precedenti interferenze hanno interrotto la nostra posizione, ma il localizzatore è di nuovo funzionante. Siamo preparati ad affrontare una possibile aggressione israeliana. Invitiamo i governi mondiali a prendere posizione. Lo Stato ebraico non ha il diritto di ostacolare la nostra missione o di imporre il suo blocco illegale e brutale», è il loro racconto. Secondo una fonte del Jerusalem Post, Israele dovrebbe intercettare l'imbarcazione nelle prossime 48 ore.
La tensione sale. Il ministro israeliano della difesa Israel Katz ha avuto parole dure. «All'antisemita Greta e ai suoi amici, dico: dovreste tornare indietro, perché non raggiungerete la Striscia». «Lo Stato di Israele - ha aggiunto - non permetterà a nessuno di violare il blocco navale su Gaza, il cui scopo principale è impedire il trasferimento di armi ad Hamas, un'organizzazione terroristica omicida che tiene i nostri ostaggi e commette crimini di guerra». Thiago Avila ha subito replicato: «Il ministro sionista ci sta minacciando, siamo in acque internazionali, se ci attaccano sarebbe un crimine di guerra». Mentre il membro del parlamento europeo Hassan, del partito della sinistra radicale di Jean-Luc Mélenchon la France Insoumise, ha precisato: «Resteremo mobilitati fino all'ultimo minuto, finché Tel Aviv non taglierà internet e le reti». E ha aggiunto: «Non siamo armati. Abbiamo solo aiuti umanitari».
Si moltiplicano però anche altri tipi di disordini nel Paese. Un incendio è scoppiato sabato sera nella sinagoga Or Habib a Gerusalemme, frequentata dal rabbino capo sefardita Yitzhak Yosef, leader spirituale del partito Shas. Secondo la polizia il rogo è doloso. «Sono sconvolto dall'episodio criminale», ha tuonato Benjamin Netanyahu. Ci sono stati danni all'edificio e ai libri di preghiera, ma non feriti. Alcuni politici legati alla destra religiosa hanno ritenuto il gesto legato al dibattito in corso sulla revoca dell'esenzione dal servizio militare per gli ebrei ultra ortodossi.
Le nuove reclute servono anche sul fronte di Gaza, dove il bagno di sangue non ha fine. Almeno 21 civili sono stati uccisi da raid di Tel Aviv dall'alba di ieri, secondo fonti mediche citate dall'agenzia palestinese Wafa, che sostengono anche che le riserve di carburante degli ospedali della Striscia dureranno solo altri due giorni. I feriti invece stanno cercando di raggiungere il Sud, a causa dei bombardamenti e del collasso delle infrastrutture.
Hamas ha confermato la morte di Asaad Abu Sharia, comandante delle Brigate Mujaheddin. Mentre la Gaza Humanitarian Fund ha avvertito che ieri mattina ha riaperto un solo centro di distribuzione di aiuti. Sabato ha puntualizzato di non aver operato a causa di minacce di Hamas contro il suo personale.