Cronache

Nave Ong sequestrata, il gip: "Unico scopo arrivare in Italia"

Anche i tracciati dei radar confermano: l'imbarcazione è arrivata nel punto all'ora giusta: era un appuntamento

Nave Ong sequestrata, il gip: "Unico scopo arrivare in Italia"

Gli umanitari «hanno agito con l'unico scopo di approdare in Italia» per fare sbarcare i migranti «benché non fosse necessario né imposto dalla situazione» accusa la procura di Catania. E bisognerà fare luce anche su come la nave dell'Ong spagnola Open arms sia arrivata all' «appuntamento» con i barconi di fronte alla Libia.

Il 14 marzo, un giorno prima del recupero dei migranti, quando i barconi non avevano ancora preso il mare dalle coste libiche, la nave umanitaria Open arms, sequestrata domenica dalla procura di Catania, era salpata nel pomeriggio a grande velocità dal porto della Valletta, capitale maltese. La rotta era perpendicolare a Homs, l'area di partenza dei gommoni zeppi di migranti, che avrebbero preso il mare appena durante la notte. E alle cinque del mattino del 15 marzo la nave dell'Ong spagnola era arrivata davanti alle coste libiche, come se fosse «un appuntamento». Lo dimostra il tracciato dell'Ais, il sistema satellitare che registra gli spostamenti delle navi (guarda il video sul sito del Giornale).

Nessuno fra i migranti aveva lanciato l'Sos. Come faceva l'Ong spagnola a sapere che era proprio il punto giusto in mezzo al mare per recuperare i migranti a tutti i costi, anche intralciando le operazioni della guardia costiera libica? Solo all'alba del 15 marzo il centro di coordinamento di Roma (Mrcc), allertato da un elicottero militare italiano, cominciava a segnalare «2 unità in difficoltà con a bordo migranti nel Mediterraneo centrale». Secondo il decreto di sequestro firmato dal sostituto procuratore di Catania, Fabio Regolo, gli umanitari hanno deciso «arbitrariamente di continuare la ricerca e poi il soccorso degli eventi per i quali la Guardia costiera libica aveva assunto il comando e quindi la responsabilità chiedendo esplicitamente e per iscritto di non volere nessuno nella zona per gestire in sicurezza le fasi di soccorso».

Inascoltato anche l'invito dal centro di Roma di farsi da parte «adducendo come scusa di avere perso il contatto radio con i gommoni di salvataggio che si trovavano oltre 20 miglia più avanti». Gommoni lanciati apposta per intralciare i libici.

Non solo: una volta recuperati 218 migranti la Open arms ha fatto rotta verso nord fermandosi nei pressi di Malta per far sbarcare una donna e suo figlio piccolo in condizioni precarie. Gli umanitari «non hanno seguito nemmeno le indicazioni di rivolgersi alle autorità di Malta che avrebbe senz'altro costituito un approdo comodo e sicuro per le vite dei migranti e dell'equipaggio» scrive il pm. Al contrario «hanno proceduto ostinatamente con la navigazione verso le acque italiane».

Malta è una base delle Ong talebane dell'accoglienza. Il patto non scritto è che nessun migrante deve sbarcare sull'isola. Così Open arms è proseguita fino a Pozzallo, dove è stata messa sotto sequestro. Per la procura di Catania i responsabili della Ong «hanno agito con l'unico scopo di approdare in Italia benché non fosse necessario né imposto dalla situazione in quanto avrebbero potuto e dovuto attenersi alle indicazioni tempestivamente e reiteratamente fornite» dal centro di soccorso di Roma della Guardia costiera.

Gli indagati per associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina sono il comandante della nave, la responsabile della missione e il capo delle operazioni della Ong.

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