Quel pasticciaccio brutto di Palazzo Madama. La domanda inevitabile è: possibile che il capogruppo Ncd (Sacconi, ex ministro del Lavoro ferratissimo sul tema pensioni) e il coordinatore del partito (anche lui senatore, Quaglieriello) fossero all'oscuro di un ordine del giorno presentato da quattro dei loro senatori, tra cui i due vicepresidenti del gruppo? Possibile, ma improbabile, almeno questo raccontano i rumors dentro lo stesso Ncd. Il pasticciaccio è un ordine del giorno firmato dai senatori alfaniani Bianconi (vicecapogruppo vicario), Chiavaroli (vicepresidente), Esposito e Langella, coordinatore provinciale di Ncd a Napoli, per garantire il vitalizio, con la copertura dei contributi mancanti, anche in caso di chiusura anticipata della legislatura. Nel documento i senatori Ncd invitano il Senato «a valutare l'opportunità di consentire, in via eccezionale e straordinaria, la possibilità per i parlamentari, in caso di scioglimento anticipato della XVII legislatura, di versare i contributi necessari per il completamento del quinquennio».
Sotto attacco del M5S, i vertici Ncd hanno dovuto sconfessare l'iniziativa, definita dal coordinatore Quaglieriello «un'iniziativa del tutto individuale e non coordinata con il gruppo». Per dissociarsi ulteriormente dalla proposta dei suoi senatori (proprio mentre il capo del governo è impegnato a far passare il messaggio opposto, che si tagliano i privilegi della politica per dare i soldi in busta paga agli italiani), il coordinatore Ncd ha vergato un post su Facebook, con tanto di hashtag renziano #tolleranzazero: «Ncd non è un carro lussuoso ma vive della sua dignità - scrive Quagliariello - se qualcuno ci è salito sopra pensando di fare il furbo o di assicurarsi un privilegio in più ha sbagliato indirizzo. Sa dov'è la porta di uscita e può cercarsi un partito più confacente alle proprie aspirazioni». Come dire: non guardate me per la storia dei vitalizi. Per prendere ancor più le distanze Ncd fa parlare uno dei colpevoli, il senatore Esposito, che si assume la colpa e si difende: «L'ordine del giorno da me firmato prevede semplicemente che i senatori possano versare volontariamente le somme per i contributi mancanti. Somme che altrimenti finirebbero all'amministrazione del Senato che utilizzerebbe quei soldi per rimpinguare il già lauto fondo per i parlamentari che hanno effettuato più di due legislature. È una polemica frutto della disinformazione. Rivendico a testa alta la mia onestà e la correttezza del mio agire».
Eppure, mentre in Senato Ncd chiedeva garanzie per la pensione futura, in Regione Lombardia non è che il partito di Alfano seguisse una linea molto differente. Mentre il Consiglio regionale lombardo approvava una riforma dei vitalizi che taglia del 10% gli assegni degli ex consiglieri (gli attuali già non lo percepiscono) e alza da 60 a 66 anni l'età pensionabile, l'unico gruppo fuori dall'aula era proprio Ncd. «Un provvedimento giusto», per carità, dice il capogruppo degli alfaniani lombardi, «ma sbagliato nel metodo, teso alla ricerca dei titoli di giornale». Fin dall'inizio Ncd aveva chiesto «un approfondimento legislativo», così da «scongiurare i ricorsi e trovare un'intesa con l'associazione degli ex-consiglieri».
I quali, riuniti in un'associazione che ne difende i diritti, hanno sguainato le spade per scongiurare il taglio del loro vitalizio, spalleggiati però solo da Ncd. Che al Senato, in contemporanea, proponeva una soluzione per la (propria) pensione in caso di voto anticipato. Coincidenze.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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