Angelino Alfano in queste ore è fatto della materia di Mister Fantastic, l'uomo di gomma dei Fantastici Quattro. Si deve allungare a dismisura per salvare da un lato la capra e dall'altro, lontanissimi, i cavoli. Il diktat Mattarella arrivato da Matteo Renzi (qualcuno lo chiama Matteorella) spacca il partito in due: gli oltranzisti pronti a tornare nelle braccia di Berlusconi anche a costo di venire estromessi dal governo con un doloroso rimpasto. E i prudentissimi, quelli che buttare all'aria tutto dopo quasi un anno da yesmen di Renzi proprio no. Anche perché quelle tre poltrone da ministri è più o meno tutto quello che l'Ncd ha in saccoccia.
Certo il rospo è duro da mandare giù. Il ministro dell'Interno sperava e anzi credeva di essere coinvolto da Renzi nella scelta del nome su cui puntare dalla quarta votazione, quella probabilmente decisiva. E invece è arrivato l' ukaze : Mattarella, prendere o lasciare. Il nome non scandalizza, anche se va detto che Mattarella e Alfano - che ieri si sono sentiti al telefono - pur se corregionali sono divisi dall'appartenenza a diverse parrocchie di ex Dc. Ma è il metodo che offende gli alfaniani. «Mattarella è una persona degnissima. La sua scelta però è avvenuta per comporre le questioni interne del Pd, ma noi non siamo del Pd», analizza Angelino Alfano. Ma qualcuno è più diretto: «Un pugno in faccia», sussurra con dolore. È chiaro a tutti che Renzi vuol dimostrare di poter fare da solo, rimpicciolendo le ambizioni dell'alleato di governo moderato. E rischia pure di riuscirsi.
Il Quirinale, se non interverranno fattori nuovi nelle prossime ore, potrebbe avere un impatto sismico sul Patto del Nazareno, quello che dovrebbe partorire le riforme; ma ancora di più sul patto di governo che lega i centristi moderati al carro di Renzi. «Ogni valutazione sul governo è fuori luogo. Per noi il patto di governo tiene ed è estraneo ai fatti di queste ore», minimizza Alfano, che precisa anche: «Forza Italia e il presidente Berlusconi hanno titolo a parlare del patto del Nazareno, ma non del patto di governo cui sono estranei e che noi confermiamo». «Renzi - nota Nunzia De Girolamo, capogruppo alla Camera - straccia il patto del Nazareno che ha tenuto in piedi il percorso dall'Italicum alla riforma del Senato».
E così ad Alfano non resta che tornare all'ombra dell'ex mentore, Silvio Berlusconi. I due si sono incontrati lontani dal Parlamento, pranzando insieme. E partorendo la strategia comune: scheda bianca alla quarta votazione, «senza contrapporre un candidato a Mattarella, ma non partecipando a una scelta maturata esclusivamente dentro il Pd», spiega Alfano. Ma qualche franco tiratore alfaniano potrebbe anche obliterare Mattarella per non rompere con Renzi.
Per questo dentro Ncd si sta studiando il metodo per «segnare» il voto evitando i tradimenti. Un rischio. Come un rischio è quello che al quinto voto non si arrivi. E allora l'Ncd di governo (e non di lotta) sarebbe già solo un ricordo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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