Nell'aula di Montecitorio, la plastica rappresentazione dell'immaginario collettivo: Angelino Alfano entra tra i primi, occupa ansiosamente (dunque prematuramente) la poltrona di vicepremier alla destra di Renzi, passa gran parte del tempo a scambiare battute e risatine con il «suo» Matteo durante il discorso di Mattarella. Poco più in la, affannato dall'incuria e dalla ressa, ecco tardivamente farsi avanti il ministro delle Infrastrutture, il compagno di partito Maurizio Lupi. Guarda verso il banco centrale: Angelino si finge distratto, Matteo lo è sul serio. I due Franti, infami da libro Cuore , sorridono. Per il supplichevole Lupi il posto ai banchi del governo non c'è più, è sparito. Che peccato, dovrà acconciarsi fuori, in prima fila, nei banchi di Forza Italia.
Accade in metafora, non nella realtà. Anzi, che Ncd prenda cappello e cappotto e lasci Palazzo Chigi è un'eventualità del quarto tipo, cioè del tutto irreale. Dall'ultimo incontro semi-carbonaro della fronda di Ncd, l'altra notte, non è uscito l'ultimo ritrovato in fatto di capriole: il traditore del traditore, vale a dire il Bruto che colpirà per primo la toga di Angelino. Ciò non toglie però che molte sono le pressioni affinché il «ragazzo del quid » decida che cosa vuol fare da grande, senza schermarsi dietro il primo della classe: o leader del partito (allora si dimetta da ministro) o ministro (allora lasci che le ferite le lecchino Lupi o Quagliariello).
In attesa che i semi-congiurati si rivedano (un altro incontro era previsto ieri notte), e che Alfano ottenga il vis-à-vis promessogli da Renzi in aula, è lo stesso «spoltronato» Lupi a far capire l'aria che tira. «Alfano non rischia assolutamente e non c'è alcun impeachment in corso da parte di altri. Ieri sera ho incontrato Cicchitto e gli altri e non mi sembra che sia così la situazione. Angelino è il leader che ci ha permesso di costruire quest'area e tra l'altro noi abbiamo due leader, nel centrodestra: uno è Salvini e uno è Alfano».
Se lo « #staiserenoangelino » non sembra di buon auspicio, il fatto che Lupi faccia riferimento alle mire leghiste di pescare nello scoramento degli Ncd dimostra lo slabbramento in atto nel partito. La Saltamartini ha già saltato il fosso e annunciato che nei prossimi giorni incontrerà Salvini e poi la Meloni. Altri pensano all'ora del si-salvi-chi-può, consapevoli che l'unico modo per ritardarlo è trangugiare fino in fondo la minestra renziana. «Ncd rilancerà la propria azione e non si sfascerà», scommette Lupi, mentre anche Maurizio Sacconi preferisce tenere il segretario-vicepremier nel mirino piuttosto che passare a vie di fatto: «Le mie dimissioni non rientrano ma sono e sarò fedele ad Angelino».
Con le polveri bagnate resta intanto Roberto Formigoni, che continua a chiedere petulantemente una verifica di governo che non ci sarà. L'orgoglio del Ncd si consuma tutto nello slogan anti-Renzi: «Senza partitini Matteo cade». Minaccia dalle polveri bagnate visto che già in altre occasioni, quando è venuta meno la sinistra Pd, Renzi ha trovato i numeri per farcela, grazie a Forza Italia.
I più arrabbiati vogliono però tirare la corda già con i primi provvedimenti dell'agenda.
«Sul dl sulle Banche Popolari siamo pronti a metterci di traverso e a fare battaglia senza arretrare di un passo: se mettono la fiducia non lo voterò», annuncia il deputato di Area popolare-Ncd, Alessandro Pagano, componente della commissione Finanze. E così a Renzi vien già la tremarella. Dal ridere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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