Ncd, svolta di Schifani Taglia i ponti con Alfano e lascia da capogruppo

L'ex azzurro deluso dalla linea filo Pd del segretario: «Io da sempre berlusconiano»

«Mi dimetto da capogruppo. Non condivido il progetto centrista di Alfano. Dovevo rispettare la mia coscienza e farci i conti prima o poi. La D dentro il nostro simbolo costituiva la freccia che guarda a destra. Sappiamo tutti che, purtroppo, l'oggetto sociale del nuovo centrodestra è stato disatteso. È stato disatteso quando abbiamo deciso di sostenere il governo Renzi, senza un minimo accordo preventivo di programma».

Dopo mesi di richieste di cambi di linea politica, Renato Schifani esce allo scoperto e compie il primo passo verso il divorzio da Area Popolare e Ncd: si dimette da capogruppo in aperta polemica con la linea politica di Angelino Alfano. «Quel patto politico che costituiva il pilastro della casa che costruivamo il 7 dicembre 2013 non è stato onorato. Lascio qualcosa che non c'è e che più un'opera da palazzo che da territorio. Inoltre l'idea di Alfano di creare, a un anno e mezzo dalle elezioni una nuova forza politica che rappresenti un quarto polo non ha più spazio sia temporale che politico». Il tutto condito da una stoccata rivolta all'ingratitudine mostrata dai colleghi di Ncd nei confronti di Silvio Berlusconi. «Mi sono trovato a disagio nell'assistere a dichiarazioni di nostri colleghi di partito, anche esponenti di governo, che nel lanciare offese a Berlusconi, si spingevano ad affermare che non si vive di passato ma bisogna guardare al futuro, dimenticando però che potevano manifestare queste opinioni grazie a un certo passato che aveva consentito loro di essere eletti sotto il simbolo di Berlusconi Presidente e indicati da lui al governo». Un passaggio e un j'accuse rivolto soprattutto a Beatrice Lorenzin e Simona Vicari.

La situazione è in divenire. Berlusconi segue con attenzione le scelte di Schifani e del gruppo di senatori a lui vicini ed è pronto a un dialogo per valutare gli sviluppi futuri. L'ex presidente di palazzo Madama era da tempo in odore di «eresia» rispetto alla linea alfaniana. Nelle ultime Amministrative aveva sposato il «modello Milano» di alleanza organica con il centrodestra a trazione forzista. In serata, raggiunto telefonicamente, Schifani aggiunge alcune riflessioni. «L'ultima intervista l'avevo rilasciata proprio su Milano. Da allora ho preferito tacere. Non ho voluto abbandonare il mio ruolo dopo la sconfitta alle Amministrative perché sarebbe stato ingeneroso e non l'ho fatto neppure quando si è iniziato a dire che ci sarebbe stato un agguato in aula, anzi ho tenuto il gruppo compatto. Alfano, però, settimana scorsa ci ha proposto un nuovo partito con Casini e Tosi e lì ho capito che non potevo continuare a guidare il gruppo non condividendo la linea. A tutto c'è un limite. Ho lasciato Forza Italia al tempo dei «falchi», oggi il partito è diverso. Io mi sono sempre sentito di centrodestra e un berlusconiano. Non so cosa accadrà in Ap, ci sono malumori, ma molti sentono di non avere uno sbocco. Non ho parlato con Berlusconi in queste ore, sono andato a trovarlo nei giorni scorsi. Con lui c'è un legame di affetto e riconoscenza. L'antiberlusconismo dentro Ncd mi ha amareggiato, una aperta mancanza di riconoscenza verso una persona che politicamente è il padre di tutti noi». A questo punto bisognerà capire cosa accadrà dentro il gruppo dove i malpancisti - da Maurizio Sacconi a Roberto Formigoni, da Antonio Azzollini a Giovanni Bilardi - sono numerosi.

Un'opzione è la nascita di un gruppo di moderati vicini al centrodestra provenienti non solo da Ncd, ma anche da altre latitudini (compresi alcuni verdiniani) ma ci vorranno alcune settimane prima che questo progetto possa decollare.

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