Guerra in Ucraina

Negoziati, speranza ucraina "Dieci giorni per una pace". Sette i Paesi futuri garanti

Il negoziatore Podolyak detta i tempi del possibile accordo. Il sospetto è che Putin non abbia nessuna intenzione di fermarsi

Negoziati,  speranza ucraina "Dieci giorni per una pace". Sette i Paesi futuri garanti

La Russia si è finalmente «ammorbidita» nei negoziati con l'Ucraina, e ora «si discute seriamente». Secondo il capo negoziatore di Kiev Mihaylo Podolyak, non si punta solo a trovare un accordo per il cessate il fuoco (che comunque «esaurirebbe solo la fase acuta del conflitto») ma «a sviluppare un meccanismo che garantisca la nostra futura sicurezza». Secondo Podolyak potrebbero volerci fino a dieci giorni per trovare con la Russia un accordo accettabile sui principali temi, e già oggi le due parti torneranno a parlarsi. In fondo a questo percorso, che sconta le evidenti contraddizioni tra la disponibilità dei diplomatici russi e le dichiarazioni sempre bellicose di Vladimir Putin, c'è nelle intenzioni degli ucraini un incontro tra i due presidenti Zelensky e Putin. Incontro che Zelensky ha sempre cercato e Putin sempre rifiutato, ma che è caldeggiato anche da un altro attore importante di questa complessa vicenda diplomatica parallela alla guerra: Recep Tayyip Erdogan.

Il presidente turco vuol mettere Ankara al centro e si propone come il più credibile mediatore tra le due parti in conflitto: difende l'integrità territoriale dell'Ucraina e le invia armi, ma rifiuta di sanzionare la Russia e parla con Putin; tiene però anche fede agli impegni con la Nato e chiude lo stretto del Bosforo - accesso strategico al Mar Nero - al passaggio delle navi da guerra. Erdogan sembra dunque il più convinto attore diplomatico del momento: mercoledì era al telefono con Zelensky, ieri con Putin; intanto il suo ministro degli Esteri Çavusoglu faceva la spola tra Leopoli e Mosca per incontrare i suoi colleghi Kuleba e Lavrov. Così facendo, la Turchia tiene aperto un fondamentale canale diplomatico targato Nato, e avrà un ruolo chiave nel vertice atlantico di giovedì prossimo a Bruxelles.

Ma c'è di più. Kuleba ha detto al suo collega turco che l'Ucraina vuole Erdogan tra i garanti di un futuro accordo con la Russia. La formula proposta da Kiev, alla quale Mosca secondo il capo della diplomazia ucraina non si opporrebbe, prevede l'impegno ufficiale di sette Paesi: i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza Onu (Stati Uniti, Russia, Cina, Regno Unito e Francia) più la Germania e, appunto, la Turchia. Questo disegno ucraino sembra collegato a un altro rivoluzionario piano anticipato ieri da Podolyak a nome del presidente Zelensky: la costituzione di una nuova alleanza di sicurezza europea per fermare le future manovre aggressive di Putin. Podolyak ormai consapevole che il suo Paese dovrà rinunciare a entrare nella Nato ha detto in un'intervista ai media polacchi che l'Alleanza Atlantica «non ha questa forza» e che serve qualcosa di completamente nuovo. «Non ci interessa lo status, ma gli alleati che sono disposti a combattere al nostro fianco».

Podolyak ha voluto dare l'impressione che dietro queste parole molto forti ci siano dei fatti. Ha spiegato che sono in corso negoziati «con i partner internazionali» per giungere a una nuova dichiarazione sulla sicurezza, e che dopo i colloqui Zelensky presenterà una proposta di documento. L'Ucraina, insomma, pensa a un'alternativa militare alla Nato. Il ministro della Difesa Reznikov rimarca che finora i colloqui di pace non hanno prodotto «nulla di cui essere soddisfatti» e che Kiev non accetterà alcuna capitolazione. Anche dall'altra parte arrivano voci (e fatti) minacciosi: Putin ripete che «l'operazione speciale (cioè la guerra) procede con successo secondo i piani e verrà completata», filmati mostrano truppe russe in trasferimento dal Caucaso verso l'Ucraina e rimane il sospetto che i negoziati servano solo a guadagnar tempo mentre le armate si raggruppano. Sullo sfondo c'è la festa patriottica russa del 9 maggio, in cui Putin mira a celebrare un trionfo o almeno un accordo con annesso ritiro delle truppe che non gli faccia perdere la faccia.

Una conferma indiretta viene da Aleksander Lukashenko: le offerte russe sono eccellenti, dice il rozzo e schietto leader bielorusso, e se Zelensky non vorrà accettarle dovrà allora firmare una resa.

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