
Per essere estremamente sintetici, l'Italia si sta svuotando. E se non interveniamo in modo "strutturale e urgente" la proiezione è presto fatta: gli italiani saranno pochi, vecchi e poveri. Giusto per dare un numero (neanche troppo futuristico) nel 2080, meno di 46 milioni. Serve una "Costituente del capitale umano" bipartisan come propone Francesco Billari, rettore dell'Università Bocconi di Milano, tra l'altro, professore di demografia.
Spopolamento, nuovi nati ai minimi storici, fuga di giovani cervelli. Possiamo dire che c'è un'emergenza?
"Non la definirei così. La parola emergenza implica la non prevedibilità, in realtà è una situazione prevista e prevedibile. È invece un insieme di problemi ormai strutturali dove piuttosto intervenire è urgente. Altrimenti i giovani più brillanti continueranno ad andarsene, le famiglie continueranno a non fare figli, il Paese sarà destinato non solo a un declino demografico, ma anche economico".
È appena uscito (il 21 maggio) il nuovo rapporto Istat. Cosa ci dicono i dati sullo stato attuale del paese?
"L'Italia ha quattro record. Uno è inequivocabilmente buono: la più alta speranza di vita nella storia italiana. Nel 2024, si attesta a 83,4 anni. Siamo tra i primi al mondo per durata della vita. Sono partito con le buone notizie..."
Andiamo con le cattive.
"Secondo record: il numero medio di figli per donna è sceso a 1,18, il più basso della storia italiana. A questo si aggiunge il record negativo di nascite dall'Unità d'Italia, con soli 369.000 nati nel 2024 e terzo record, la quota di ultra sessantacinquenni. Sono il 25% (24,7%) ed è la più alta nella storia italiana. Infine, quarto record, la quota di stranieri residenti: 9,2%, pari a circa 5,4 milioni di persone. Non è mai stata così alta nella storia italiana. Se si considerano anche i quasi 2 milioni di nuovi italiani che hanno acquisito la cittadinanza, il totale di residenti di origine straniera è significativo (oltre 7 milioni). Per la nostra demografia è indispensabile l'immigrazione. È un tema che dovrebbe essere affrontato in modo meno politicizzato. Magari sono un utopista ma problemi strutturali hanno bisogno di politiche strutturali. Così come per giovani e famiglie. Le politiche non devono essere messe in discussione dalle eventuali alternanze di governo".
Giovani in fuga: ben 191 mila se ne sono andati lo scorso anno.
"Non è un record storico, c'erano più emigranti dopo la prima guerra mondiale, ma la differenza è che oggi a partire sono i giovani laureati su cui lo Stato ha investito anni e risorse per la formazione, e che portano all'estero le loro competenze. Se non riusciremo a contenere la fuga, lo scenario futuro potrebbe essere anche peggiore delle proiezioni".
Che dicono cosa?
"Che nel 2050 saremo 54,8 milioni rispetto agli attuali 59. Però quello che succederà davvero dipende da quello che facciamo oggi. Dobbiamo essere noi adulti italiani a costruire un Paese che li trattenga. Non spetta ai giovani sacrificarsi per il paese.
Scendiamo nel concreto: quello che è stato fatto e quello che sarebbe importante fare.
"Qualcosa nella direzione giusta è stato fatto, ma in modo troppo timido. Ad esempio il bonus alla nascita serve a poco, è il sostegno alla crescita dei figli che conta, senza essere ossessionati dall'Isee che è una misura giusta dal punto di vista della spesa pubblica ma non può penalizzare i minori del ceto medio. Serve qualcosa di veramente dirompente. Dobbiamo dare centralità ai bambini e ai giovani. A partire dal nostro sistema scolastico, costruito per un mondo che non c'è più".
Come si possono coordinare tutti questi interventi?
"Più che un singolo Ministero, servirebbero degli Stati Generali o una Costituente per il capitale umano.
Questa dovrebbe mettere insieme demografia, scuola, ingresso nel mercato del lavoro, abitazioni, e generare un consenso bipartisan. Un lavoro costituente è necessario per ricostruire il paese su basi solide per il futuro".