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Nel calice sapore di mare È l'altra Toscana del vino

Una rassegna oggi e domani al Real Collegio di Lucca celebra le etichette delle cinque province in cui non regna il Sangiovese

Nel calice sapore di mare È l'altra Toscana del vino

La Toscana del vino si mette in costume da bagno e va al mare. Con l'aria scanzonata di chi vuole dimenticare le abitudini quotidiane, che sono una bella cosa ma ogni tanto è bello fare altro. Così nella fascia costiera delle province di Massa, di Lucca, di Pisa, di Livorno e di Grosseto va in scena l'altra Toscana nel bicchiere, quella dove il mare la fa da padrone nel clima, nei terreni e nei profumi iodati e salmastri dei vini, quella che profana senza troppi giri di parole sua divinità il Sangiovese e dà spazio ad altri vitigni, spesso internazionali ma comunque con un forte carattere identitario. E a un altro stile, che spesso sfugge ai dettami rigorosi di un disciplinare, non insegue la doc ma costringe piuttosto la doc a inseguire i produttori più illuminati.

La Toscana dei vini della costa beneficia di una luce più vivida e di un clima più mite, di una fotosintesi accelerata che permette la maturazione anche dei vitigni più tardivi, come i Cabernet e i Merlot, che nel Chianti non ce la fanno. Per questo la Toscana di mare, e in particolare la zona del Bolgherese, in provincia di Livorno, è diventata la Bordeaux italiana, con vini mito come il Sassicaia, ma anche il Grattamacco, il Petra dell'omonima azienda creata qualche anno fa da Vittorio Moretti - quello di Bellavista in Franciacorta - a Suvereto con tanto di cantina-icona dell'archistar Mario Botta. E di vitigni come il Syrah e il Petit Verdot. Che restano comunque profondamente toscani malgrado l'origine francese, perche «nei nostri vini il 70 per cento è influenzato dal territorio e il 30 dal vitigno», spiega Ginevra Venerosi Pesciolini, viticultrice e presidente dell'associazione Grandi Cru della Costa Toscana, che riunisce circa 80 produttori della Costa Toscana e ne definisce l'identità, che non è e non può essere quella compatta di un territorio esteso centinaia di km, ma è data dalla consapevolezza di essere «a tutti gli effetti diversi ma uguali, di far parte si di un terroir eterogeneo ma allo stesso tempo di voler fortemente diffondere l'idea di una coscienza unica, in un sistema di eccellenza che comprende, oltre ai vini, il paesaggio, l'arte e l'uomo».

Il viaggio nella Toscana costiera, spiega Venerosi, «parte a Sud dalla grande provincia di Grosseto, dove regnao i Cabernet e il Syrah, che hanno bisogno di una lunga maturazione. Prosegue a Nord nella provincia di Livorno, completamente Sangiovese-free, che trova la sua identità nei classici vitigni bordolesi Merlot e cabernet Sauvignon. Prosegue a Nord nella complessa e variegata realtà pisana, dove il Sangiovese è interpretato per una beva più giovane e dove i migliori risultati li danno Syrah, Cabernet e Merlot. E finisce nella provincia di Massa, molto piccola e che risente dell'influenza ligure. È l'unica dove si esprimono meglio i bianchi con il Vermentino, che comunque esiste anche nella versione nera».

Per conoscere questa realtà enologica straordinaria l'occasione è data dall'edizione n°14 dell'Anteprima Grandi Cru della Costa Toscana, che si svolge oggi e domani al Real Collegio di Lucca (wwwanteprimavini.com, dalle 11 alle 20, ingresso 20 euro): banchi d'assaggio di una settantina di aziende che portanoquattrocento etichette, un focus sui vini delle coste balcaniche. E poi: laboratori, degustazioni e show cooking e la cena di ieri a quattro mani: quelle di Cristiano Tomei, giovane ma già stellato chef del panorama gastronomico lucchese, e Paolo Lo Priore, genio e sregolatezza, comasco di nascita ma a lungo alla guida della Certosa di Maggiano nel Senese.

Insomma, la Toscana del vino va al mare, ma non per disimpegno.

Anzi, con la voglia di sedurci anche indossando il costume da bagno.

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