Cronache

Nel decreto Svuotacarceri c'è la chiave per aprire la cella del pusher africano

Niente detenzione per condanne sotto i 4 anni. E ora si tenta il dietrofront

Nel decreto Svuotacarceri c'è la chiave per aprire la cella del pusher africano

Roma - Innocent Oseghale, lo spacciatore accusato di aver smembrato e nascosto il cadavere di Pamela Mastropietro, potrebbe presto uscire dal carcere. «Merito» del decreto Svuotacarceri varato dal ministro della Giustizia, Andrea Orlando, nel 2014 e che prevede l'accesso alle misure alternative alla detenzione per tutti i condannati cui resta da scontare un periodo di carcerazione inferiore ai quattro anni. Una misura che sovente è stata interpretata estensivamente dai giudici disponendo l'affidamento in prova ai servizi sociali non solo ai detenuti, ma anche ai condannati con pene inferiori a quattro anni. Uno dei casi più recenti si è verificato a Milano: a una filippina di 41 anni, condannata a 3 anni e 9 mesi per usura ed estorsione, è stata concessa la sospensione automatica dell'esecuzione della pena con affido in prova ai servizi sociali proprio in ragione dello Svuotacarceri. Che senso ha - il ragionamento della difesa - chiudere il detenuto in cella se appena entratovi può chiedere di uscire? Tesi accolta dal giudice: «Appare illogico un percorso deflattivo della popolazione carceraria unicamente in uscita e non anche in entrata».

La recente riforma Orlando della Giustizia ha tagliato la testa al toro prevedendo in automatico l'applicazione delle misure alternative alle condanne inferiori a quattro anni. Il decreto legislativo di attuazione della riforma è all'esame della commissione Giustizia della Camera proprio in questi giorni.

La possibilità che Oseghale possa nel prossimo futuro evitare il carcere è concreta. A lui finora sono contestati i reati di vilipendio e occultamento di cadavere e resta indagato per omicidio. Come ricordato dal penalista Michele Andreano a Mediaset, «per vilipendio la pena è da un minimo di tre a un massimo di sei anni, per l'occultamento fino a tre anni: se scegliesse un rito abbreviato (sconto di un terzo sulla pena; ndr) cumulando le pene in continuazione di reato, potrebbe ricevere una condanna a tre anni ricadendo sotto i 4 anni», ha spiegato.

Di questo avrà sicuramente parlato con i magistrati inquirenti ieri il ministro Orlando in visita a Macerata. Il pressing dell'opposizione sta diventando incessante. Il leghista Roberto Calderoli non ha stigmatizzato solo il caso di Oseghale, ma anche la decisione della Cassazione di confermare i domiciliari al 36enne friulano che a luglio strangolò la fidanzata. «La giustizia per essere tale deve punire chi commette i reati e punire in modo adeguato chi commette i reati più feroci e aberranti», ha chiosato Calderoli. «Vogliamo sperare che i magistrati formuleranno l'accusa di omicidio in seguito», gli ha fatto eco Giorgia Meloni (Fdi). Non è un caso che la commissione Giustizia della Camera abbia chiesto che nel dlgs si conservi il divieto di accesso alle misure alternative per i condannati per traffico di stupefacenti.

Chiaro segnale che nemmeno il Pd vuole restare schiacciato dal caso-Oseghale.

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