
«Rispetto al cardinal Mario Grech, rispetto al cardinal Jean Claude Hollerich, rispetto al cardinal Luis Antonio Tagle, rispetto al cardinale Jean Marc Aveline, spinto pure da Emmanuel Macron, meglio il cardinal Pietro Parolin o il cardinal Matteo Maria Zuppi». A parlare è una fonte molto vicina ai «conservatori», che aprono quindi all'ipotesi di un Papa italiano. C'è più di qualche distinguo. Perché i cosiddetti antimodernisti vedono come fumo negli occhi sia l'accordo per la nomina dei vescovi in Cina - per cui la segreteria di Stato è stata decisiva - sia la posizione del porporato di Schiavon sul rito antico, ossia sulla messa in latino. Zuppi, invece, non ha avuto ruoli sull'accordo con Pechino. E non è mai stato considerato un oppositore del vetus ordo. Però il presidente della Cei è legato alla Comunità di Sant'Egidio, e questo per la «destra» della Chiesa potrebbe costituire un freno. Zuppi è anche più progressista di Parolin sui temi etici. In ogni caso, il pacchetto di voti guidato tra gli altri dal cardinal Robert Sarah e dal cardinal Willem Jacobus Eijk (entrambi molto applauditi durante le Congregazioni generali) può convergere su un italiano. Anche su Parolin qualora questi dovesse essere contrapposto a un ultra progressista o a un porporato ritenuto pericoloso per l'unità della Chiesa.
Ma il preferito di questo fronte, non è un mistero, rimane il cardinale Peter Erdo. Anche il Washington Post ieri ha insistito sul fatto che i conservatori vogliano un «loro Papa», magari un Benedetto XVII. Per gli eredi teologici di Ratzinger, la parola d'ordine è «unità», dopo le «divisioni» degli anni passati. Vogliono scongiurare un Bergoglio bis, un'assoluta continuità con Francesco. In Conclave, saranno circa 35 ma puntano a convincerne altri. La conta interna dura da anni. Sui blog tradizionalisti, in questi giorni, spuntano di nuovo critiche al cardinale americano K. J. Farrell, camerlengo spesso definito «vicino» al defunto cardinal Theodore McCarrick, che è morto dopo essere stato dimesso dallo stato clericale per abusi. Ma la lista dei cardinali che i conservatori non voterebbero è molto lunga: è il motivo chiave per cui potrebbero convergere su un italiano.
Attivissimi, in questi giorni, i cardinali Camillo Ruini e Joseph Zen. Non faranno parte del Conclave ma stanno facendo sentire la loro voce. E restano riferimenti dei conservatori, che in questo Conclave, a sentirli, cercano la «pace» e la «fine delle divisioni».
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