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Nel governo spunta la grana M5S: quei timori di Draghi

Il premier riuscirà a tenere a bada i grillini in agitazione? "Gli unici che possono darci dei problemi sono loro, non sono minimamente controllabili"

Nel governo spunta la grana M5S: quei timori di Draghi

Il governo guidato da Mario Draghi riuscirà a reggere l'urto della tentazione di una caduta prima del semestre bianco per tornare al voto oppure sarà abile nel restare in equilibrio e avere vita almeno fino all'elezione del prossimo presidente della Repubblica? Una risposta sarà fornita solamente nelle prossime settimane, quando si capirà se effettivamente i partiti di maggioranza resteranno uniti in nome dell'emergenza sanitaria o se torneranno a battibeccare per dichiararsi guerra in vista di possibili elezioni anticipate. A preoccupare il premier non sono tanto i continui litigi a distanza tra Enrico Letta e Matteo Salvini. Il vero timore dell'ex governatore della Bce sarebbe il Movimento 5 Stelle, in forte agitazione e crisi interna per tentare di darsi un'identità ben precisa con il progetto di rifondazione di Conte che però tarda a decollare.

La preoccupazione di Draghi

L'ex presidente del Consiglio dovrà tenere a bada i pentastellati, altrimenti l'approvazione delle riforme per ottenere i soldi del Recovery Fund potrebbe essere messa a serio rischio. Ecco perché si guarda con ansia alle prossime mosse del M5S, il cui istinto reazionario potrebbe rappresentare un grande grattacapo per l'esecutivo. Come già detto, il problema non è principalmente l'affanno della Lega di non farsi superare da Fratelli d'Italia: "Sapevamo che avrebbe alzare il tiro". Stesso discorso per il segretario del Partito democratico che, dopo l'ultimo incontro con Draghi, "ha tirato i remi in barca".

Il messaggio fatto trapelare dagli uomini più fidati del premier, scrive Marco Antonellis su Italia Oggi, la dice lunga: "Gli unici che possono darci dei problemi sono i grillini che non sono minimamente controllabili". Nel Movimento non solo non è piaciuta la svolta garantista di Luigi Di Maio, ma ormai ognuno va per la propria strada e dunque potrebbero mancare i voti fondamentali per avere i soldi dall'Europa. Una mossa per mettersi di traverso all'approvazione delle riforme necessarie per l'effettiva attuazione del Recovery.

C'è chi sottolinea un'ulteriore complicazione: la scomparsa di Beppe Grillo dalle scene della politica. Il garante del M5S è sempre stato in prima linea nei momenti di difficoltà dei pentastellati, riuscendo a tracciare una linea tenendo più o meno compatto un gruppo in fibrillazione. Ma adesso i suoi piani potrebbero essere guastati: nel Movimento dominano infinite correnti di pensiero e l'ombra di una scissione è sempre presente.

Da qui la forte preoccupazione di Draghi per la tenuta del suo governo e per il relativo ottenimento dei fondi europei.

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