Politica

Nella piazza dello spaccio «Noi, ostaggi dei pusher»

Viaggio nel luogo dove è stato aggredito l'inviato di Striscia, Vittorio Brumotti: «Invasi dalla cocaina»

Paola Fucilieri

Quella di domenica, a Monza, non era la prima volta per l'inviato di Striscia la notizia Vittorio Brumotti. «Ad aprile il suo servizio televisivo sullo spaccio aveva puntato i riflettori sul degrado qui davanti alla stazione ferroviaria. Una realtà che da un anno a questa parte si è affievolita. Gli spacciatori africani però non gradiscono pubblicità per i loro traffici. E adesso, che dopo le retate e i controlli si sono spostati nei giardini di via Azzone Visconti, durante il sopralluogo della sua troupe hanno riconosciuto l'inviato di Mediaset. C'è stato un passaparola. E il giorno dopo,è successo quel che è successo».

Diana Serna, peruviana dall'italiano perfetto, titolare del «Caffè vecchia stazione» di via Milano, per anni, è stata minacciata dai capi dei pusher che stanziavano davanti al suo bar a gestire la «manovalanza» e una mattina si è trovata persino la vetrata spaccata. Così non si è stupita quando domenica pomeriggio l'inviato di Striscia, durante uno dei suoi servizi anti spaccio all'interno dei giardinetti di via Visconti, nel cuore della città, è stato nuovamente assalito, come nove mesi fa in stazione, stavolta da due spacciatori nordafricani. Che indispettiti dalla sua troupe «ficcanaso» lo hanno solo miracolosamente sfiorato con una coltellata, mentre il suo cameraman qualche attimo prima era stato ferito a una gamba.

Alla squadra mobile di Monza, anche grazie alle immagini delle telecamere comunali, hanno già dato un nome ai due magrebini in fuga e sono certi di catturarli a breve. Il problema però non muta: i giardini pullulano di africani seduti sulle panchine, con le bottiglie di vetro tra le mani, pericolosamente ciondolanti e pronti a insospettirsi e ad adirarsi non appena notano un telefonino che potrebbe immortalarli. «La polizia qui non ci vuole!» urlano allarmati con gli occhi sgranati e le braccia alzate, a simulare l'ampiezza del loro disagio. E alla vista delle Volanti e delle Autoradio che si aggirano con poliziotti e carabinieri pronti a retate e controlli, si disperdono come topi terrorizzati. Anche se poi finiscono semplicemente per raggiungere altri connazionali a poche decine di metri di distanza, nei giardini degli Artigianelli. Dove tra bisbiglii, gesti rapidissimi e sguardi a 360 gradi, continuano a spacciare, forti anche della connivenza di connazionali «protetti» dalla copertura di un lavoro onesto, quello di recapitare cibo a domicilio in bici.

Dopo «l'impresa» di Brumotti ad aprile gli investigatori della Mobile avevano identificato nell'area della stazione di Monza 400 stranieri, ne aveva arrestati una decina e altri erano stati espulsi. «Monza è piccola ed è frequentata da molti centrafricani, un'utenza problematica, da monitorare costantemente - spiegano in questura -.

In questi giardini si spaccia marijuana, hashish, cocaina, ma non è una realtà come il fortino della droga di Cinisello Balsamo, non è un'organizzazione criminale strutturata».

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