Sarà la felpa, sarà quell'aria da orso panda, sarà quel che sarà. Ma, qualunque sia il motivo, pare che Matteo Salvini piaccia parecchio nelle Chinatown del Belpaese: stando a una ricerca della Fondazione Moressa, il 22 per cento degli asiatici che vivono in Italia, se potesse, lo voterebbe. L'Est Europa invece, forse perché reduce da oltre mezzo secolo di comunismo, apprezza molto Giorgia Meloni. Come anche i sudamericani, che in gran parte si definiscono «di destra». Romeni e bulgari si dichiarano centristi. E gli africani d'Italia? Quasi tutti per il Pd.
In generale, un po' a spanne, si può dire che gli immigrati guardano prevalentemente a sinistra. Eppure, spigolando tra sondaggi, rilevazioni e vaticini vari, si scopre che la realtà è assai variegata, segue gli umori del momento, le religioni, le appartenenze etniche ed è piuttosto volatile. Nella classifica di gradimento il presidente Sergio Mattarella è saldo al primo posto con il settanta per cento, seguito da Matteo Renzi, sessanta, e Beppe Grillo, trenta. Silvio Berlusconi è sotto il quindici. I cinque milioni di stranieri residenti nel nostro Paese fanno gola a tutti i partiti. Però, se potranno mai andare alle urne, è difficile stabilire chi davvero se ne potrebbe avvantaggiare.
Certo, il legame con la sinistra è forte, in particolare tra i musulmani. Ma anche qui la tendenza va presa con le molle. Secondo infatti un sondaggio realizzato da Ipr marketing per Qn, il loro comportamento è «fortemente condizionato dall'età». I più anziani, 54 anni e oltre, sono pure i più chiusi, oltranzisti, conservatori, quelli più fedeli alla tradizione e che meno vogliono integrarsi nella nazione che li accoglie. Tra i giovani, il 45 per cento si sente ben inserito mentre gli altri si dividono a metà tra chi vorrebbe integrarsi e non ci riesce e chi proprio non vuole. Le difficoltà sono legate al lavoro e alla lingua. E chi non si adatta, in genere non vota.
La metà dei musulmani prevede di restare in Italia per sempre: fra questi gli ortodossi sono l'ottanta per cento. Un'altra metà vive nel nostro Paese da più di cinque anni e, se non si è inserito finora, è impossibile che possa farlo in seguito. Tra l'altro il ventotto per cento dice di condividere le ragioni del jihadismo, anche se solo uno su cento approva l'uso delle armi e del terrore. Insomma, prevedere il loro orientamento e costruirci sopra una politica mirata è davvero una scommessa al buio.
Gli asiatici invece sono forse più facili da catalogare.
Si è scritto molto negli ultimi tempi della svolta a destra dei cinesi, delle loro battaglie law and order per la sicurezza: non parlano italiano, non si integrano, non si sa dove vivono e lavorano, non si sa nemmeno bene quanti siano, però sono dei pragmatici commercianti e vogliono sostanzialmente tre cose: pace sociale, strade tranquille e niente rogne con la polizia.
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