Ancora un primo giorno di scuola. Per parecchi, ma non per tutti. Due ragazzi su 3 stamattina preparano zaini e cartelle per vedere insegnanti e compagni, mentre per un terzo scatta il solito clic della didattica a distanza. Sono oltre 5 milioni e mezzo gli studenti che oggi tornano finalmente in classe.
Secondo i calcoli di Tuttoscuola, esattamente 5.568.708 su un totale di 8 milioni e 506mila. Per la prima volta anche i ragazzi che abitano nelle zone «rosse» potranno rientrare in classe, grazie all'ultimo decreto legge che consente il rientro ma solo fino alla prima media. Per i più grandi la scuola resta un miraggio, nonostante gli ultimi studi pubblicati dall'epidemiologa Sara Gandini che hanno dimostrato come l'andamento del virus non sia influenzato dalla scuola e nonostante i ricorsi a Tar e Consiglio di Stato (tutti vinti) dai genitori dei comitati con l'ultimo Rapporto di Cittadinanzattiva Lazio Onlus che fotografa il 76% di studenti che fa lezione a distanza con lo smartphone. La protesta, quindi, prosegue, ma non capitava che ci fossero tanti alunni nelle classi da febbraio scorso, quando in presenza si erano sfiorati i 7 milioni in classe. «Stiamo lavorando tutti moltissimo perchè possano tornare anche loro nelle loro scuole il prima possibile - ha detto il ministro Bianchi annunciando uno stanziamento di 150 milioni di euro per «le regole che tutti conosciamo ma anche per il sostegno psicologico».
Il rientro non sarà omogeneo su tutto il territorio nazionale. In un Paese che non viaggia mai alla stessa velocità, gli alunni in presenza non superano il 56% al Sud, il 57% nel Nord Ovest, mentre raggiungono il 70% nel Nord Est, il 74% al Centro e arrivano all'83% nelle Isole. Le province autonome di Bolzano e Trento avranno la più alta percentuale di alunni in presenza (87,3%). In Alto Adige, sarà un ritorno in presenza con l'«obbligatorietà» a sottoporsi a «test nasale fai da te» per monitorare la diffusione del Covid-19. Potrà restare in aula, quindi assistere alle lezioni in presenza, solo coloro che hanno aderito al progetto dei test nasali fai da te mentre gli altri proseguiranno con la didattica a distanza. Nel resto dell'Italia dei test e degli screening per ora non se ne parla.
Che fine hanno fatto i tracciamenti, i test rapidi salivari molecolari, per esempio? «Rispetto a quando si è chiuso le scuole quello che è cambiato è il numero di persone vaccinate nel Paese e sicuramente il numero di operatori scolastici vaccinati che adesso è molto elevato, siamo oltre l'80%», ha detto il presidente dell'Associazione nazionale Presidi Antonello Giannelli. «Ma per quanto riguarda altre condizioni, come l'esistenza di un piano di screening degli studenti e la messa in sicurezza dei mezzi di trasporto pubblici, devo dire che non registro particolari passi avanti».
Così come non c'è ancora un protocollo unico in Italia per affrontare eventuali casi di contagio tra i banchi, ognuno si muove per conto suo.
«Ho denunciato più volte questo problema sottolinea Mario Rusconi, presidente dell'Anp (associazione nazionale presidi) Lazio in caso di studenti contagiati a Roma la AslRm1 ha dato indicazioni diverse dalla AslRm2. Le regole cambiavano nelle scuole romane a seconda della zona, è assurdo».
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