Nello schianto all'alba morti i due macchinisti. "Sfiorata la carneficina"

Il racconto dei passeggeri sopravvissuti: «Ci siamo stretti la mano per evitare di cadere»

Nello schianto all'alba morti i due macchinisti. "Sfiorata la carneficina"

Ospedaletto Lodigiano (Lo) - Il presidente della Regione Attilio Fontana fa una smorfia disgustata delle sue. Poi ci pensa su un attimo e guardando dritto in faccia la giornalista, raddrizza il tiro. «No, non è stata una fortuna che siamo morte solo due persone, ma poteva essere una tragedia molto, molto più grave - sottolinea - Anche perché la ferrovia passa accanto all'autostrada e il treno, impazzito dopo il deragliamento, poteva dirigersi lì. È vero: nella fatalità alcune cose sono state meno drammatiche di quello che avrebbero potuto essere».

Una riflessione sulla quale sembravano essere tutti concordi ieri mattina. Primi fra tutti i soccorritori che al loro arrivo hanno parlato di una «silenzio irreale» nei momenti immediatamente successivi il deragliamento e di «scene impressionati». Un barelliere di Areu (Agenzia emergenza urgenza), il ben noto «118», ammetterà più tardi: «Quando ci è stato comunicato che l'incidente era avvenuto in località Livraga, nelle campagne di Ospedaletto Lodigiano, immediatamente dopo hanno chiesto dalla Regione di non parlare con la stampa e che avrebbero gestito tutto direttamente loro, dal Pirellone, perché temevano ci fosse stata una vera e propria strage. E noi stessi non credevamo ai nostri occhi: la scena era impressionante, ma le persone coinvolte alla fine avevano perlopiù grosse contusioni».

Il più diretto è stato di sicuro il prefetto di Lodi Marcello Cardona, che non è andato troppo per il sottile e una volta parlato con i vertici di Rfi e Trenitalia giunti sul posto ha dichiarato chiaro e tondo: «Poteva essere una carneficina e l'orario ha giocato a favore in questo senso: era presto, il treno era partito alle 5.10 da Milano. Sulla prima carrozza passeggeri c'era appena una persona, sulla seconda due e sulla terza ancora una».

«Siamo stati fortunati, miracolati, sembrava di stare sulle montagne russe» ha raccontato Chiara, una psicologa di 30 anni mentre usciva dal pronto soccorso dell'ospedale di Lodi dove le hanno diagnosticato una contrattura cervicale.

«Credevo di essere morto. Non riesco a descrivere quel che è accaduto, non me ne rendo ancora conto. Il treno andava velocissimo, forse ai trecento chilometri all'ora. All'improvviso ho sentito una botta violenta. Un boato fortissimo» ha detto ai cronisti del quotidiano La Libertà un ragazzo straniero di 21 anni ricoverato a Piacenza e che viaggiava nella seconda carrozza, vicino al finestrino, insieme a un amico. «Ci siamo stretti forte la mano per evitare di cadere - ha spiegato - Il vagone si è ribaltato e noi, in attesa dei soccorsi, siamo usciti attraverso un buco per metterci in salvo. Per un quarto d'ora, purtroppo, siamo rimasti bloccati a bordo. Credevo di essere morto. Sono musulmano, ho chiuso gli occhi e ho pregato».

E un altro ha aggiunto: «È saltata la luce e abbiamo intuito che c'era un'emergenza. La carrozza ha iniziato a ondeggiare. Sarà durato un minuto».

Impressionante il racconto di un 28enne portato all'ospedale di Crema: «Sono sotto choc ma credo che la mia vita da oggi in avanti cambierà: non potrò più essere lo stesso dopo aver scampato una simile tragedia» ci spiega.

E aggiunge: «Davanti a me c'era un altro passeggero, sui trent'anni, che ha sbattuto la testa contro il finestrino quando la carrozza si è piegata, mentre l'addetto alla ristorazione, un giovane che al momento dell'incidente stava distribuendo il caffè ai passeggeri, aveva il volto insanguinato. Quando mi è stato riferito che erano morti i macchinisti ho pensato: Perché solo loro? Non è possibile, non ci posso credere».

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