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Neppure i grillini vanno dal premier incaricato

Il M5S respinge l'invito: è un avatar. E chiede elezioni anticipate con l'hashtag #votosubito

Neppure i grillini vanno dal premier incaricato

Roma - Gentiloni è un «avatar», il governo è illegittimo, la legge elettorale c'è già, basta estenderla al Senato e aspettare la revisione della Consulta per poi votare ad aprile. La posizione dei Cinque Stelle non cambia anche dopo l'incarico esplorativo conferito da Mattarella a Gentiloni. Ma, nonostante la durezza della linea decisa all'indomani del voto referendario, il Movimento non pensa a gesti estremi. «Rispettiamo la decisione del presidente della Repubblica ma non la condividiamo», spiega a SkyTg24 la capogruppo M5S alla Camera Giulia Grillo. Che è ancora più esplicita nell'escludere l'ipotesi circolata ieri: «Noi non abbiamo pensato a dimissioni di massa né a proteste davanti alla Consulta», aggiunge.

Eppure i grillini sono decisi a capitalizzare la situazione che si è creata dopo la sconfitta di Renzi nelle urne. Da un lato possono iscriversi nell'elenco dei vincitori, avendo caldeggiato il No, e infatti Luigi Di Maio, intervistato da Lucia Annunziata sulla Rai, non perde occasione di ricordare il risultato del voto: «Penso che domenica scorsa abbiano votato 30 milioni di italiani che hanno dato un segnale a questa classe politica». Dall'altro l'M5S si trova nella situazione perfetta per ridare fiato alle trombe dell'antipolitica: possono tenersi completamente al di fuori di ogni responsabilità di governo in questa transizione e cannoneggiare quotidianamente con il fuoco polemico la maggioranza chiamata a mettere le toppe alle incompiute di Renzi. Gli slogan sono già pronti: «Non staremo a guardare. Un'auto blu vuota è arrivata al Quirinale e ne è sceso Gentiloni», scrive Di Maio su Facebook. E riceve la benedizione di Grillo mediante che lo cita in un tweet. E Grillo a sua volta lancia l'hashtag «#votosubito»: «Stiamo con i cittadini non con i voltagabbana».

Cosa faranno dunque? Collaborazione zero col governo, ovviamente. La penosa lezione di Bersani che cerca di convincere i grillini a collaborare in diretta streaming non si ripeterà. Gentiloni ieri ha avviato le sue consultazioni includendo anche le opposizioni. L'M5S era stato convocato per le 12, ma ha fatto sapere che non andrà. E in Parlamento? Collaborazione al minimo, con probabile uscita dall'aula al momento del voto di fiducia e manifestazione davanti alle Camere: «Non intendiamo votare né sì né no alla fiducia», dice Di Maio che dichiara scaduto anche il tempo utile per un tavolo sulla legge elettorale. L'Italicum ora all'M5S va benissimo e lo ribadiscono tutti i dirigenti che intervengono: va «aggiustato» subito l'Italicum estendendolo anche al Senato, per poi adottare gli eventuali correttivi suggeriti dalla Consulta. Per ottenere quel che i grillini chiamano «Legalicum». Curiosamente per un momento hanno condiviso l'urgenza del voto con Renzi. Che però ha dovuto dar retta a Mattarella.

I grillini non sono tenuti a farlo.

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